Lo speakeasy di Flavio Angiolillo e Marco Russo, guidato da Benjamin Cavagna, è nella classifica di The World’s 50 Best Bars, ma l’indirizzo lo conoscono ancora in pochi.
Non ci sono più grandi segreti a parlare del 1930
Il cocktail bar di Flavio Angiolillo e Marco Russo è addirittura uscito allo scoperto davanti al mondo, posizionandosi al 20esimo posto della The World’s 50 Best Bars. E poi c’è da dire che il bar manager Benjamin Cavagna si è anche aggiudicato il titolo di Bartender Under 30 dell’anno ai Barawards 2019.
Insomma l’unica cosa sussurrata all’orecchio di pochi resta l’indirizzo del locale. Ma il 1930 è ovunque. È in chi lo ha già provato e lo racconta, nel cliente abituale che non ne svela il segreto ma che ne diffonde l’essenza, nel curioso e nell’appassionato, nella persona che ci sta andando per la prima volta e che non sa davvero cosa aspettarsi.
1930, le aspettative
Cos’è che bisogna aspettarsi? Di sicuro non la localizzazione sul cellulare.
O il drink che non preveda acrobazie di miscelazione. Il 1930 Cocktail Bar è astuzia e sperimentazione, è una scena strabiliante che non avviene sotto ai riflettori, nonostante se ne parli, se ne riparli e si provi –costi quel che costi- a guadagnarsi non tanto il posto quanto la fiducia dei bartender del gruppo Mag Cafè, Iter e Backdoor 43 che in un certo senso sono anche gli uscieri di uno degli speakeasy più chiacchierati ma difficilmente esperiti da tutti quelli che ne parlano.
Se al mondo ci siano più palati da incantare rispetto a quelli che il 1930 ha già sedotto e conquistato? Si.
E così sarà, perché il locale resterà sempre un posto riservato a pochi.
1930 Cocktail Bar – Il locale
Speakeasy. Il rimando al lusso di doversi concedere una certa lentezza.
Il 1930 assomiglia un po’ a un interruttore spento, a quel “fine giornata” che finalmente arriva, al privilegio del non avere più niente a cui pensare. La location fioca, le luci basse perché non vogliono affatto disturbare, quell’atmosfera un po’ sorniona e un po’ onirica che rilassa, che culla senza dondolii ma tramite le oscillazioni dei drink nei bicchieri. Dall’esterno, è proprio il locale che non direste mai.
All’interno, è un’autentica rispolverata di vecchio stile retro, angolini vintage, sedute comode, poltrone di velluto, abat-jour, cassettoni, grammofoni, armadi. Ogni angolo è un salottino privato, messo in piedi apposta per voi che dovete vivere quest’esperienza completamente a vostro agio. Il bancone regna e quasi sembra supervisionare l’intera saletta, ad accertarsi che ognuno sia al proprio posto, beva il proprio sorso e si lasci viziare la sete.
La saletta al piano sottostante è ampia, con i muri di mattoni e l’oggettistica vintage che s’interpone tra la vostra serata e un’esperienza che qui rimane autentica.
1930 – La drink list
Il 1930 va servito con eleganza e tattica, con o senza schiuma, nei tumbler bassi o in quelli alti, nelle flute, nelle coppe e nelle stravaganti proposte di mixology che hanno sempre quell’ingrediente fatto in casa –che si tratti di burro o di bitter.
Un’originalità nelle scelte che sembra contrastare il vintage touch dell’intero locale ma che vengono comunque presentate così da risultare in linea con l’intera anima dello speakeasy. Garnish essenziali, i grandi distillati e i fermentati asiatici si lasciano andare tra le mani dei bartender che sanno esattamente a cosa unirli, come esaltarli e come crearne piacevoli contrasti.
Aromatizzata e di gran classe, la drink list invernale è un chiaro segno nel voler creare qualcosa di sorprendente, che evochi un ricordo e di cui ci si deve ricordare.
Tra i drink più interessanti della drink list invernale 2020
Alaska Martini: quadrato, a primo impatto. Si rimane di ghiaccio. Ma non è freddo, piuttosto è geniale. Il drink è servito con un enorme quadrato di ghiaccio, geometricamente perfetto, minimale, elegante. Alla base c’è il vermouth, il lemongrass, il pino verde, kombucha, legno, lacto e ginepro. Un chiaro, ghiacciato rimando al Nord.
Nuur: il drink mette al centro l’Arrack, così ancora poco conosciuto. Il sorso è speziato grazie all’aggiunta di marsala. Ma è anche dolce per via dell’aggiunta di orzata. Il drink lascia spazio anche ai datteri e ai bitter, per una proposta che sa di paesi caldi, lontani, da raggiungere in segreto.
Charlie meets Chaplin: dolcezza, leggerezza, un tocco fruttato al sentore deciso del gin grazie all’aggiunta di albicocca che dona colore all’intera miscela, servita nuda, senza fronzoli e senza garnish. Il drink è completato con lime e prugna. Un cocktail fresco e delicato, probabilmente per sentirsi già in primavera.
Perché andarci
Per appassionarsi e per guadagnarsi la fiducia di chi vi servirà da bere. Per iniziare a collezionare esperienze, potendo dire di aver trascorso una serata all’interno di uno dei cocktail bar migliori al mondo.
Andare al 1930 se già si frequenta il Mag Cafè o uno dei locali di Flavio Angiolillo, così da ritrovarsi in un ambiente familiare nonostante la location nascosta, segreta e dalla soglia prima d’ora mai varcata. Se volete scordarvi di essere a Milano, se vi diverte l’idea del teletrasporto in un’altra epoca, se cercate calma, un buon drink da bere in un posto dove ancora non vi conosce nessuno e l’accoglienza di Benjamin Cavagna.
Aperto a: Aperitivo, Dopo cena. Consigliata la prenotazione
Come arrivare: Provate a chiederlo ai ragazzi del Mag Café
Ambienti: Sala interna, sala fumatori
Cucina: Europea, Orientale
Cocktail: da 12€ a 15€