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Un’oasi urbana chiamata Lom Dopolavoro

Se c’è un luogo dove far rigenerare lo spirito e il palato questo è Lom Dopolavoro, un’oasi urbana fatta di tranquillità e spazi verdi dove rilassarsi godendosi la quiete, ma soprattutto mangiare e bere bene. A firmare Lom Dopolavoro uno dei co-founder, Stefano Aiesi.

Lom Dopolavoro: un nome, una promessa

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Un’antica cascina ristrutturata, in piena la campagna, immersa nella quiete. Lontano da tutto e da tutti, pur stando a Milano. Proprio dietro al Monumentale si trova Lom Dopolavoro, spazio inconsueto multifunzionale che, nato da un progetto di rigenerazione cittadina, regala la pausa giusta dal caos che tutti cercano.

Lom Dopolavoro ha un nome che mantiene la promessa. Piccola oasi urbana nel cuore di Milano, promotrice di manifatture e artigianato, luogo di co-working ed eventi, offre soprattutto un ristoro a chi ne ha bisogno grazie alle sue aree studiate ad hoc, gli ottimi piatti e i cocktail che meritano attenzione, e menzione, sorso dopo sorso.

La dimensione naturale di Milano

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Al Lom Dopolavoro il passato e il futuro si incontrano recitando nella stessa pellicola. La struttura, che edificata nel 1870 ha ospitato un’officina e poi un laboratorio, oggi vede calcare la scena diversi protagonisti.

Uno tra tutto il suo co-fondatore Stefano Aiesi, che dopo esser stato alla regia del The Botanical Club, ha dato origine a un concept sfidante in cui in cui produttività, ricerca e sperimentazione si incontrano in una dimensione naturale che nelle grandi città viene meno.

Noi del Lom siamo molto sensibili a tutti i temi che comportano una continua ricerca e un’evoluzione sempre più consapevole”, spiega lo stesso Aiesi che per la sua creazione è stato supportato dal team di Lom e da Davide Martelli.

Risparmio e sostenibilità

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Il Lom si distingue anche per la scelta dei prodotti. Gli Spirits che sono alla base dei cocktail non superano le 30 referenze che, a parte qualche eccezione, vengono scelte anche in base a contenitori da 3 o più litri, in modo che i packaging possano essere smaltiti più facilmente e non incidano pesantemente sul trasporto.

La gran parte dei distillati, spiega Aiesi, sono inoltre “working spirits” per garantire al massimo una filiera sostenibile e regalare maggiore consapevolezza a chi consuma.

Dai distillati ai piatti del Lom Dopolavoro

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Come per i distillati, anche altri prodotti arrivano al Lom senza intermediari o passaggi lunghi e inquinanti. “Per questo la proposta è totalmente vegetariana. Tra i nostri piatti ci sono tempeh alla piastra, porro arrosto, mayo veg all’aneto, privilegiando in questo modo il territorio”, prosegue Aiesi.

Tutti gli ingredienti che compongono i piatti sono realizzati con l’intento di essere condivisi. Andando così a riguadagnare quella dimensione sociale che si era un po’ persa negli ultimi due anni”, continua il co-founder.

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Insomma, andare al Lom Dopolavoro significa godersi in modo rilassato e informale gli spazi e le proposte che provengono dal bancone quanto dalla cucina. Perché tutto è stato studiato per risultare facilmente accessibile. Dall’arredamento essenziale degli interni a quello del magnifico giardino in cui godersi un menu ricco di proposte interessanti e senza fronzoli.

Per chi vuole tagliare con il resto del mondo il luogo è uno, e si chiama Lom.

Immagini courtesy Lom Dopolavoro