L’eccellenza dell’ospitalità italiana nel mondo invitata alla Venice Cocktail Week da Campari Group, con la partecipazione di Campari Academy, parla dell’hospitality e dell’Italian Style. Ovvero di ciò che rende unica l’esperienza di ogni ospite all’interno dei cocktail bar più famosi.
A raccontare la loro esperienza l’Assistant Director of Mixology del Connaught, Giorgio Bargiani, il Senior Mixologist del The Savoy, Cristian Silenzi, l’Head Bartender di Amaro Bar, Victor Arguello Maggiolo, l’Head Bartender dell’Artesian Giulia Cuccurullo e il pluripremiato bartender, Samuele Ambrosi.
Ospitalità italiana, quando si parla di eccellenza
Un bartender deve avere l’abilità di creare un’esperienza memorabile per ogni ospite. L’ottima riuscita di un cocktail è importante, ma fondamentale è il servizio al cliente. Una serata che si ricorda, non soltanto dal punto di vista del gusto, porta con sé il segreto di un solo ingrediente: l’ospitalità, un’arte che gli italiani posseggono, di cui vanno fieri e che viene loro riconosciuta in tutto il mondo.
Per questo motivo, Campari Group è intervenuta alla Venice Cocktail Week creando momenti di riflessione sul valore dell’ospitalità italiana nel mondo. E lo ha fatto grazie al supporto di Campari Academy proprio per le guest night in cui si sono esibiti e alternati noti mixologist italiani provenienti da Londra e riconosciuti esperti italiani di settore.
Il meglio dell’ospitalità italiana all’estero
Gli intervenuti per Campari Group sono stati di rilievo: da Giorgio Bargiani a Victor Arguello Maggiolo, da Cristian Silenzi a Giulia Cuccurullo. Fino a Samuele Ambrosi. Ognuno di loro ha dimostrato, serata dopo serata, l’importanza dell’ospitalità italiana nel mondo in tutte le sue sfaccettature. Una caratteristica prettamente tricolore che trasforma un bravo professionista della miscelazione in un mixologist d’eccellenza riconosciuto a livello internazionale proprio per la naturale propensione all’accoglienza.
La creatività sistematica del Connaught
Non a caso tra i migliori bartender al mondo ci sono proprio degli italiani. “La grande capacità del saper accogliere è una peculiarità prettamente italiana che porta al successo un bar, se è presente una spiccata creatività sistematica”, sostiene Giorgio Bargiani che ha saputo far arrivare il Connaught di Londra, insieme al Director of Mixologist Ago Perrone, più volte nella top 10 dei World’s 50 Best Bar.
Gli italiani hanno un’estrema capacità di adattarsi e di improvvisare. “Sono dei maghi del problem solving che però a volte può diventare esso stesso un problema se non saputo gestire al meglio. Per esempio, al Connaught abbiamo sviluppato un’idea di sistema che non si limita a stimolare un generico processo creativo. Attraverso piccoli gesti fondamentali, a cui attenersi sempre con il cliente dal suo ingresso all’uscita, possiamo esprimerci liberamente per quanto riguarda carisma e charme. Due qualità innate di noi italiani”.
Accogliere gli ospiti come in famiglia
Al Connaught hanno un segreto che rende unica l’esperienza di ogni ospite. “Sappiamo salutare i nostri clienti nella loro lingua perché al Connaught tutti possano sentirsi a casa. Impariamo fin da subito il nome di chi viene a trovarci perché varcando la soglia del bar si senta parte della famiglia” prosegue l’Assistant Director of Mixology.
“Per noi un bartender può dirsi soddisfatto quando eccelle anche nell’arte dell’accoglienza. I nostri ospiti hanno delle alte aspettative e l’ospitalità deve essere fluida. Le persone devono stare bene senza sapere perché, senza conoscere o percepire il nostro grande lavoro di regia. Ma la perfezione si raggiunge soltanto se alla grande personalità si affiancano poche regole necessarie”.
Cosa vuol dire ospitalità italiana per Victor Arguello Maggiolo di Amaro Bar
Condivide la stessa idea di Giorgio Bargiani, l’Head Bartender Victor Arguello Maggiolo di Amaro Bar di Londra, un locale di recente apertura che, come dice il nome, possiede un’anima tutta italiana.
“L’italiano che lavora in un cocktail bar, ma anche in un grande ristorante, si nota subito. Ha l’ospitalità nelle vene e questo fa la differenza perché è un modo di fare che viene naturale. Anche per noi di Amaro il bar deve essere un luogo familiare, in cui sentirsi sempre accolti. Noi siamo tutti italiani e la grande attenzione che poniamo nelle preparazioni o nell’essere innovativi si affianca al regalare al cliente un’esperienza indimenticabile. Una cosa che ci contraddistingue? Il salutare l’ospite in italiano. Alcuni clienti, oltre al semplice “ciao”, vogliono imparare anche altre parole della nostra lingua. Questo li lega a noi”, dice Maggiolo.
Giulia Cuccurullo e la sua italianità
Un’altra delle presenze fisse per Campari Group, oltre che portavoce di confronto e motivazione, è Giulia Cuccurullo, Head bartender dell’Artesian di Londra che sull’ospitalità italiana ha un’idea tutta sua.
“L’Italiano possiede un quid in più e penso che questo sia dovuto al fatto che è oste per natura, ce l’ha proprio nel DNA. I nostri genitori, e magari i nonni, hanno sempre accolto i nostri amici come qualcuno di casa. Credo che la chiave italiana sia l’attenzione al bene di chiunque varchi la nostra soglia. Come un’abitudine insita in noi, quella di essere più conviviale di altri”, dice Giulia Cuccurullo.
Avere dentro di sé un’innata ospitalità significa notare dei particolari che ad altri sfuggono, vuol dire saper leggere segnali che gli altri non vedono. “Non ha importanza se si lavora in uno street bar o in un bar d’hotel. Si deve sempre far sentire l’attenzione ai clienti qualsiasi cifra spendano per un cocktail. Quando una persona entra all’Artesian e mi dice che non aveva mai bevuto un cocktail, ma era venuto perché era incuriosito, allora lì ho vinto. Ogni giorno, grazie al potere dell’ospitalità, aprendo quella porta è come se dicessimo “Benvenuto, entra e avremo cura di te”, prosegue l’Head Bartender dell’Artesian.
La cultura dell’ospitalità nasce in Italia
L’ospitalità italiana che si trova nei cocktail bar all’estero rappresenta per ogni cliente un piccolo viaggio esplorativo all’interno del nostro Paese. I mixologist che Campari Academy ha fatto intervenire alla Venice Cocktail Week sono dei rappresentanti dell’Italian Style, come Cristian Silenzi, Senior Mixologist del The Savoy di Londra.
“Non c’è niente di più soddisfacente che avere un ospite che si sente accolto come un amico. Noi italiani cresciamo in una realtà che è più avvantaggiata rispetto ad altre persone ed essere ospitali ci viene naturale fin da piccoli. Non è un luogo comune, ma una realtà. Il nostro senso dell’accoglienza si traduce nella predisposizione per l’altro”, spiega Silenzi. Siamo famosi per tutti i prodotti buonissimi che l’Italia possiede, ma il calore umano è ciò che in verità ci contraddistingue davvero e che, rispetto agli altri Paesi, ci dà una marcia in più. Il Savoy ha fatto la storia dei cocktail e noi italiani contribuiamo anche a rendere grande la cultura dell’ospitalità attraverso un servizio attento e allo stesso tempo friendly”.
Il linguaggio inclusivo degli italiani
Gli italiani sono degli artisti del l’accoglienza. “Penso che tra le tante cose che caratterizzano l’ospitalità italiana ci sia il bisogno di mantenere un contatto con l’interlocutore. L’italiano quando comunica muove le mani, disegna nell’aria come se parlasse, ma senza verbalizzare, una lingua comprensibile a tutti. Questo è un elemento che crea volutamente grande contatto” sostiene Samuele Ambrosi.
“Al di là di quella che è la tecnica e la conoscenza dei cocktail. L’italiano invece sa essere coinvolgente sia dal punto comunicativo che da quello tattile. I più grandi bartender al mondo non sono mai dietro al bancone ma sono sempre al di là e cercano il contatto con l’ospite. Sono professionisti che rimangono nella mente del cliente, figure che possiedono un’immensa empatia”,
Sono i professionisti che lavorano al bar a rendere speciale il locale e se sono italiani danno vita all’ambiente e creano la giusta l’atmosfera. Più di chiunque altro.
Immagini courtesy Venice Cocktail Week, credits Martino Dini e Michele Tamasco