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Dirty Martini, il cocktail amato da Roosevelt

Il Dirty Martini è un cocktail per pochi, a causa del suo carattere scalpitante. Ha però nobili origini ed estimatori importanti, primo su tutti l’ex presidente degli Stati Uniti Franklin Delano Roosevelt, che si dice l’abbia offerto a Iosif Stalin.

La storia del Dirty Martini

È opinione comune che questo drink nasca nel 1901, a New York, grazie al bartender John O’Connor. Immaginiamo John preparare un Dry Martini dietro l’altro, mescolando gin, vermouth e utilizzando un’oliva verde come guarnizione.

Quest’ultimo ingrediente non è obbligatorio: la ricetta dal Dry Martini richiede esplicitamente le essenze ottenute strizzando una scorza di limone sulla superficie del bicchiere. Però l’oliva si può mettere a richiesta, e capita spesso che succeda.

Insomma, a un certo punto O’Connor si lascia tentare da un esperimento: aumentare l’importanza dell’oliva nell’equilibrio generale del cocktail. Prima schiacciandola all’interno della coppa e successivamente aggiungendo qualche goccia di salamoia.

Un twist particolare

Il Dirty Martini nasce così, come un twist del Dry Martini che “sporca” il mix di gin e vermouth (da qui l’aggettivo dirty). Però ci mette qualche anno a diventare famoso.

Di fatto, bisogna attendere il 1933, quando Franklin Delano Roosevelt diventa presidente degli Stati Uniti. Il vecchio Frank lo adora e gli piace prepararlo agli ospiti della Casa Bianca. Leggenda vuole che l’abbia pure offerto a Stalin, durante la conferenza di Jalta (1945).

Balzo in avanti nel tempo fino agli anni Settanta e la vodka sostituisce il gin come distillato preferito dai bartender nella preparazione. È in questa forma che giunge fino ai nostri giorni.

La ricetta del Dirty Martini

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Esistono alcune variazioni sul tema. Per esempio, c’è chi preferisce lo shaker e chi continua a utilizzare il gin come base alcolica. La ricetta ufficiale è però certificata dall’IBA: è il punto di riferimento per ogni twist.

Ingredienti

  • 60 ml vodka
  • 10 ml vermouth secco
  • 10 ml salamoia di olive

Procedimento

Mettere gli ingredienti in un mixing glass colmo di ghiaccio a cubetti. Mescolare con cura e filtrare in una coppetta da cocktail precedentemente raffreddata.

Garnish

La guarnizione è ovviamente un’oliva verde. L’International Bartenders Association ne prevede una sola, ma chi vuole esagerare può optare per uno spiedino di olive verdi (di solito tre).