Al di fuori della Germania il cocktail Ohio è praticamente sconosciuto. Forse perché la sua patria d’elezione non è un caposaldo nella storia della mixology (con tutto il rispetto per i tedeschi). O forse perché esistono molte ricette e nessuna di esse è considerata quella ufficiale. Spesso l’unico elemento in comune è la presenza dello champagne, ma non è scontato che sia così. Insomma: siamo di fronte a una perla nascosta e complicata da maneggiare.
Ohio cocktail, la storia
Nessuno sa chi ha inventato l’Ohio e quando. Di certo è nato nei primi anni del XX secolo, perché le primissime ricette compaiono nei manuali degli anni ’10. Solo quelli in lingua tedesca, però (con un’eccezione svedese sulla quale torneremo).
Sin dall’inizio c’è confusione intorno agli ingredienti del drink. Tanto che Lexikon der Getränke (1913), a firma di John Leybold e Hans Schönfeld, ne include due versioni: l’Ohio Cocktail I e l’Ohio Cocktail II. Il primo con champagne e cognac, il secondo con champagne, rye whiskey, vermouth e curaçao.
Preparato in un modo oppure nell’altro, il cocktail gode di una certa fortuna fino agli anni ’70, ma esclusivamente in patria e in modo particolare a Berlino. Nel decennio successivo comincia un rapido declino e per un po’ di tempo nessuno lo ordina. E ai bartender non viene in mente di proporlo.
Oggi resta una realtà di nicchia, ma non è impossibile berlo. A patto di essere a Berlino, ad esempio presso il Buck and Breck (cocktail bar che nel nome omaggia un altro drink poco noto).
Un nome, mille ricette
Dicevamo delle molte ricette. Nel 1958 viene pubblicato Wohl Bekomm’s, scritto da Thaddäus Troll e Gertrud Oheim. Si parla anche dell’Ohio, dicendo che “è un cocktail a base di spumante, molto amato e conosciuto”, e che “praticamente ogni bar ha la propria ricetta”.
Oltre alle due di Lexikon der Getränke, segnaliamo quella di un libro svedese del 1917, che aggiunge la créme di cacao. E quella di un testo tedesco del 1949, che prevede l’uso di brandy e madeira. Alcuni ricettari sostituiscono il rye con il whisky canadese ed esistono un paio di pubblicazioni che eliminano l’unico ingrediente che torna sempre: lo champagne.
Ohio cocktail, l’origine del nome
Se non conosciamo chi ha inventato l’Ohio, difficilmente sapremo perché l’ha chiamato così. Infatti esistono solo ipotesi. Quella più convincente sostiene che nel corso del XIX secolo moltissimi tedeschi emigrarono negli Stati Uniti e in particolare in Ohio. Non era raro che famiglie risiedenti in Germania avessero uno o più parenti oltreoceano. Forse, dunque, il cocktail fu battezzato in onore di questa connessione tra il vecchio e il nuovo mondo.
La ricetta dell’Ohio cocktail
In assenza di una ufficializzazione da parte dell’IBA, le fonti disponibili adottano la ricetta che viene servita nel bar berlinese Buck and Breck. Ricorda l’Ohio Cocktail II di Lexikon der Getränke (1913).
Ingredienti
- 30 ml rye whiskey
- 15 ml vermouth dolce
- 1 dash di curaçao
- 1 dash di bitter all’arancia
- 1 dash di angostura
- 30 ml champagne
Procedimento
Prendere un mixing glass, aggiungere ghiaccio a cubetti e tutti gli ingredienti a eccezione dello champagne. Mescolare per bene e poi filtrare in un bicchiere precedentemente raffreddato (molti suggeriscono un flûte). Aggiungere lo champagne fino a colmare.
Garnish
Una scorza d’arancia.