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Pegu Club, il cocktail dell’epoca coloniale

Nato quando gli Inglesi avevano possedimenti in giro per il mondo, il Pegu Club è un sour a base di gin. Come molti drink classici, dopo il Proibizionismo ha conosciuto un periodo d’oblio ed è risorto grazie alla cocktail renaissance, nonostante in quel momento il pubblico pareva gradisse solo vodka.

La storia del Pegu Club

Fare riferimento al periodo coloniale significa parlare del 1886, anno che segna la fine della terza guerra anglo-birmana e la trasformazione del Regno di Birmania in una provincia dell’India britannica.

Tra le numerose conseguenze ce n’è una decisamente poco significativa, in termini geopolitici, ma importante se parliamo di mixology. È la creazione di una serie di club riservati ai britannici, dove militari, politici e uomini d’affari possono riunirsi e respirare un po’ di aria di casa. Cioè, fra le altre cose, bere prodotti provenienti dalla madre patria.

La nascita del Pegu Club, il bar fuori Yangon

Uno di questi bar si trova poco fuori Rangoon (oggi Yangon) e viene battezzato Pegu Club, dal nome del fiume che scorre nella parte meridionale di quello che oggi è il Myanmar. In cerca di un signature drink, i bartender si inventano l’omonimo cocktail. I loro nomi non sono stati tramandati ai posteri.

La ricetta invece sì: spunta per la prima volta in Harry’s ABC of Mixing Cocktails (1923), a cura di Harry MacElhone. Si tratta di un libro che illustra ciò che si può ordinare presso il Ciro’s Club di Londra, a testimonianza della facilità con la quale alcune cose si diffondevano durante il colonialismo. Qualche anno dopo, nel 1930, il Pegu Club compare nel seminale The Savoy Cocktail Book (Harry Craddock), che contribuisce a cementarne la fama.

La rinascita del cocktail

Come accaduto a molte ricette dell’epoca classica, anche il Pegu Club viene danneggiato dal Proibizionismo: nel corso degli anni ’30 la sua popolarità affonda e per alcuni decenni praticamente scompare dai menu dei bar.

La rinascita avviene grazie alla cocktail renaissance e in particolare alla bartender Audrey Saunders e al suo Pegu Club: locale di New York City che si chiama come il cocktail e che si propone di essere il portabandiera dei drink a base di gin. E si presenta in maniera schietta aprendo i battenti avendone in carta 27 (a fronte di sole tre vodka: in quel momento, una scommessa).

A proposito del Pegu Club (il cocktail), Saunders ha dichiarato: “È un sour sofisticato, amaro, con un profilo fresco e pulito che ne fa anche un meraviglioso aperitivo”.

La ricetta del Pegu Club

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A differenza dei sour più famosi (Daiquiri, Whiskey Sour), il Pegu Club è piuttosto secco: chi desiderasse una maggiore morbidezza può aggiungere un paio di dash di sciroppo di zucchero. Attenzione però a non alterare la complessità organolettica data dall’orange bitter, che dialoga alla perfezione con il gin e il lime. Infine, segnaliamo che molti ricettari consigliano l’uso di un London dry gin.

Ingredienti

  • 60 ml gin
  • 22,5 ml orange curaçao
  • 22,5 ml succo di lime fresco
  • 2 dash angostura
  • 1 dash orange bitter

Preparazione

Inserire gli ingredienti in uno shaker, insieme a cubetti di ghiaccio e agitare per bene. Filtrare in una coppetta precedentemente raffreddata (oppure in un bicchiere da cocktail) e gustare con gioia.

Garnish

Una scorza di lime oppure una fettina di lime.

Immagini credits Julie Couder e Coqtail, location Nik’s & Co, riproduzione vietata