Quando l’estro italiano incontra la genialità giapponese non può che essere un trionfo di gusto. Se poi a mettersi insieme per una collaborazione sono l’Amaro Yuntaku e lo chef Yoji Tokuyoshi, l’incontro sancisce un successo come pochi altri.
L’incontro tra l’Amaro Yuntaku e Yoji Tokuyoshi
In un mondo dove la gastronomia è un ponte tra culture diverse, nasce una collaborazione destinata a lasciare il segno. Yuntaku, il primo amaro giapponese al mondo, e lo chef Yoji Tokuyoshi, maestro di una cucina autentica e innovativa nipponica in Italia, uniscono le forze in un progetto che promette di ridefinire i confini del gusto. Questo legame tra Oriente e Occidente celebra la ricchezza delle tradizioni culinarie, creando un’esperienza unica e irripetibile.
Il Giappone incontra l’Italia in un connubio di sapori, dove la tradizione dell’amaro di origine nostrana si fonde con l’innovazione orientale proposta sempre nel nostro Paese. Yuntaku e Tokuyoshi annunciano una collaborazione duratura che porta sulla scena gastronomica un prodotto senza precedenti, capace di esaltare il meglio di entrambe le culture. Questa è la storia di un viaggio culinario che va oltre le frontiere, unendo tra un piatto e un bicchiere l’essenza di due mondi lontani, ma straordinariamente affini.
L’Unicità dell’Amaro Yuntaku
Yuntaku non è solo un amaro. È la celebrazione della vicinanza tra la cultura occidentale e quella orientale. Creato per essere il perfetto digestivo dopo un pasto giapponese, Yuntaku unisce la tradizione dell’amaro italiano con la ricerca e la tecnica meticolosa asiatica. Dopo due anni di studi e sperimentazioni, nasce così un amaro che incorpora il goya, o bitter melon, un ortaggio tipico di Okinawa noto soprattutto per le sue proprietà digestive.
Oltre al goya, Yuntaku è arricchito da una selezione di spezie e fiori orientali, tra cui galanga, pepe del Sichuan, zenzero, tè al gelsomino, amarena, ibisco e cardamomo verde. Questi elementi, infusi artigianalmente in piccoli lotti in una storica distilleria italiana, conferiscono all’amaro un sapore unico e avvolgente. E che lo rendono l’ideale da degustare neat o miscelato.
Una collaborazione senza precedenti
La partnership tra Yuntaku e lo chef Tokuyoshi segna l’inizio di una nuova era culinaria. La prima tappa del tour gastronomico di Tokuyoshi si è tenuta alla Bentoteca, dove, per la prima volta, il locale ha abbracciato la mixology grazie all’amaro Yuntaku. Questo evento ha dimostrato l’impegno dello chef nel creare esperienze gastronomiche che valorizzano la diversità culturale.
Non a caso i trascorsi in cucina dello chef Yoji Tokuyoshi parlano di un suo perfezionamento sia in Giappone che in Italia. Dopo quasi un decennio all’Osteria Francescana di Massimo Bottura, Tokuyoshi ha aperto un suo ristorante a Milano nel 2015, conquistando una stella Michelin in soli dieci mesi. Nel 2020, poi ha trasformato il locale nella Bentoteca, una trattoria giapponese che rende la cucina raffinata accessibile a tutti.
La Bentoteca si apre alla mixology
A maggio, infatti la Bentoteca ha aperto le sue porte anche alla mixology, grazie proprio a Yuntako e drink speciali. A tavola sono stati serviti piatti come variazioni di Tonno, Takoyaki, Yakitori di anguilla, polpo, colorato di fiori di loto e tartallette di calamari e piselli. Più tre assaggi: Katsusando di lingua di vitello, Soba con tonno scottato e diaframma di cavallo con salsa pepe sansho e Yuntaku. E un dessert: cheesecake al Yuntaku.
Da Marco Masiero, F&B dell’Issei Milan, Radisson Hotel Santa Sofia sono stati preparati invece i drink pairing Scents of Okinawa con Yuntaku, gin giapponese, yuzu sake e passion fruit, il cocktail Katana Gimlet fatto con Yuntaku, shrub di riso, tè al gelsomino e pompelmo. Infine il drink Umami Highball realizzato con Yuntaku, cordiale di funghi shitake e lamponi e soda al pompelmo rosa.
Gli appuntamenti firmati da Amaro Yuntaku
La prossima tappa, prevista per il 6 giugno, sarà al ristorante Retrobottega a Roma, mentre la terza, a chiusura dell’anno, sarà in ottobre. Tutte collaborazioni che dimostrano quanto ciò che nasce dall’incontro di culture diverse porta sempre a nuove esperienze multisensoriali.
Immagini courtesy Velier