Agenti segreti, donne fatali e intrighi internazionali: il Vesper Martini (o semplicemente Vesper) è un cocktail dal glorioso pedigree letterario. Compare nel primo romanzo di James Bond e da quel momento è inestricabilmente collegato a 007. Tutto bene, non fosse che a un certo punto lo scrittore Ian Fleming disse pubblicamente che il drink aveva un sapore “sgradevole”. Probabilmente glielo prepararono male, ma è comunque un voltafaccia notevole.
La storia del Vesper Martini
James Bond, dunque. L’esordio letterario avviene nel 1953, grazie al libro Casino Royale. Il protagonista affronta la sua prima missione dopo la promozione ad agente doppio 0. L’MI6 lo manda in Francia settentrionale, presso il casinò che dà il titolo al romanzo. Deve sedersi ai tavoli da gioco e mandare sul lastrico tale Le Chiffre.
Quest’ultimo è il banchiere del Partito Comunista Francese. Si è indebitato fino al collo investendo denaro non suo in attività fallimentari e ora ha davanti due opzioni: vincere una somma enorme e ripianare il debito, oppure essere giustiziato dai servizi segreti sovietici. L’idea dell’MI6 è che Bond batta Le Chiffre a carte e che questi, per salvarsi la vita, venda segreti russi in cambio di protezione. Ad affiancare 007 c’è Vesper Lynd, contabile dell’MI6. Fra i due scoccherà la scintilla.
Prima che questo accada James Bond decide di ordinare un cocktail. Va dal bartender e chiede un Martini. Poi cambia idea. Con ostentata sicurezza da maschio alfa dice: «Tre parti di gin, una di vodka, mezza di Kina. Agitare con lo shaker fino a raffreddare per bene e aggiungere una scorza di limone larga e sottile. Tutto chiaro? È un drink di mia invenzione. Gli darò un nome quando mi verrà in mente quello giusto».
Tempo qualche pagina e James Bond dice a Vesper Lynd che, se glielo consente, vorrebbe chiamare il cocktail in suo onore. Lei dice sì.
Il vero inventore del cocktail
Grazie al libro You only live once: Memories of Ian Fleming (Ivar Bryce, 1975), scopriamo che Fleming ha battezzato il Vesper, ma non è l’inventore della ricetta. Che invece è del medesimo Bryce. È stato lo stesso Fleming a certificarlo, nella dedica scritta sulla copia di Casino Royale appartenente a Bryce. Dove leggiamo: «A Ivar, che ha miscelato il primo Vesper».
Sempre Bryce racconta che il nome Vesper è rimasto nella memoria di Fleming la sera che un maggiordomo annunciò i drink serali dicendo: «vespers are served». Il riferimento era ai vespri cristiani, cioè le preghiere del tramonto. Nel romanzo Casino Royale Fleming riprende questo gioco di parole e fa dire a Bond che il nome del suo Vesper era particolarmente «appropriato al momento in cui il sole tramonta, quando da oggi il mio cocktail sarà bevuto in tutto il mondo».
Insomma: James Bond rende pubblica la ricetta di Ivar Bryce e le dà un nome. Quindi gli inventori del Vesper sono due: Bryce e Fleming.
Agitato, non mescolato
James Bond inventa il Vesper chiedendo che sia shakerato. E ogni volta che ordina un cocktail, anche uno diverso, spesso pronuncia la celebre frase «shaken, not stirred» (resa in italiano con «agitato, non mescolato»).
Gli esperti fanno notare che il passaggio nello shaker consente una certa diluizione della miscela, che nel caso del Vesper è piuttosto alcolica. Dunque, quel tot di acqua in più diventa essenziale per una maggiore bevibilità.
La ricetta del Vesper Martini
Ian Fleming prescrive il Kina Lillet, che però è uscito di produzione nel 1986. Quando l’IBA ha ufficializzato la ricetta del Vesper ha sostituito questo ingrediente con aperitivo bianco. Le indicazioni, dunque, sono quelle che seguono.
Ingredienti
- 45 ml di gin
- 15 ml di vodka
- 7,5 ml di aperitivo bianco
Procedimento
Prendere uno shaker, inserire ghiaccio a cubetti e tutti gli ingredienti. Dare una vigorosa mescolata e poi filtrare in un bicchiere da cocktail.
Garnish
Una scorza di limone.
L’altro Vesper
Segnaliamo che esiste un altro Vesper. Compare nella terza ristampa del libro The World’s Drinks And How To Mix Them (1934), a firma di William T. Boothby. È fatto con gin, Crème de Noyaux, un goccio di arancia e un pizzico di bitter. Ma questa è un’altra storia.