Mentre Picasso inventava il cubismo, la buona borghesia europea appendeva nei propri salotti paesaggi bucolici iperrealistici. Non esiste il giusto o lo sbagliato nell’arte, così come non lo esiste nella scelta di quello che si versa nel bicchiere, ma è indubbio che a volte quello che consideriamo normalità è, agli occhi della maggioranza dei consumatori, pura avanguardia.
Se la crescita dei distillati di agave è inconfutabile, reputata dagli addetti ai lavori come una realtà incontrovertibile, è altresì vero che, facendo un sondaggio tra gli ex compagni del liceo o chiedendo al commercialista, la parola Mezcal (e ancor più il suo sapore) è meno nota di quello che credete. I numeri d’altronde sono facilmente manovrabili, ed è indubbio che parlare di una crescita a doppia cifra su prodotti di nicchia è molto facile: se oggi si fa l’1% del mercato e domani si raddoppia al 2%, il trend di crescita è un +100%.
La vodka nell’alta miscelazione
Così, in parallelo, chi lavora con l’alta miscelazione dirà che la vodka è in discesa, ma forse si sta solo misurando il consumo con il metro sbagliato. Se da un lato è innegabile che nei cocktail bar di classifica ormai si prediligano altri spirits, dall’altro lato i locali e i club di tutto il mondo aprono centinaia di bottiglie di vodka ogni notte vengono, accompagnando i bevitori in un altro momento di consumo, ovvero nella notte. La vodka si riscopre negli anni venti come distillato edonistico, slegato da sovrastrutture e intrecciato alla socialità. E se, a livello internazionale, i numeri parlano di crescita ci sarà un perché: da qui al 2030 se ne attende una del 5,6% e un valore stimato di 40,25 miliardi contro gli attuali 25,95 miliardi di dollari.
Lo sprito della notte, la riscoperta della vodka
Paradossalmente la vodka rimane sinonimo di sapore per moltissimi bevitori, che magari si avvicinano ai cocktail il modo ancora naif e trovano nella neutralità di questo distillato la tela bianca su cui distinguere per la prima volta la complessità aromatica di un drink. Ma non solo, senza nascondersi dietro al professionismo, è anche un banco di prova per tutti quei bartender alle prime armi – magari proprio dietro al bancone di un club, dove i volumi di lavoro lasciano relativamente poco tempo per la creazione – di sperimentare senza una base alcolica che faccia competizione ai sapori terzi.
Non pare dunque un caso che a credere nella vodka sia sempre di più anche l’industria, che lo ha scelto come base elettiva per i cocktail pronti da bere (ready to drink), i liquori premiscelati e soprattutto gli emergenti hard seltzer.
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Immagini credits Julie Couder per Coqtail, location Casa Tobago, riproduzione vietata