L’arte incontra la mixology e insieme fanno festa: all’interno dell’Hotel Amigo di Bruxelles di Rocco Forte ha aperto i battenti un cocktail bar dedicato a René Magritte. Si chiama Bar Magritte, appunto. È colorato, brioso e ha un menu intrigante firmato da Salvatore Calabrese.
René Magritte, genio del surrealismo
Veloce ripasso di storia dell’arte: René Magritte (1898-1967) è stato un pittore belga e uno dei principali esponenti del Surrealismo. Cioè quel movimento nato negli anni ’20 e all’interno del quale si sono mosse personalità come André Breton, Salvador Dalì, Mary Carrington, Max Ernst, Leonor Fini e Maret Oppenheim.
I soldoni, la loro idea era di mettere al centro del discorso artistico l’irrazionale e il sogno. Da qui una delle più famose citazioni di Magritte: ““”La realtà non è mai come la si vede: la verità è soprattutto immaginazione”. Di conseguenza, la sua produzione pittorica è spesso caratterizzata dalla presenza di oggetti famigliari all’interno di contesti inaspettati e spiazzanti. Allo scopo, appunto, di interrogare e interrogarsi sulla natura della realtà e della sua rappresentazione.
Il Bar Magritte di Bruxelles
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In vista dell’apertura di un nuovo bar a Bruxelles, capitale del Belgio, è sembrato naturale rendere omaggio a uno degli orgogli nazionali. Olga Polizzi, Sarah Daniel e Adam Ellis hanno quindi (ri)studiato le opere di Magritte e hanno elaborato look e atmosfera del locale.
Spicca la coloratissima carta da parati, ispirata al dipinto di Magritte ‘Femmes’ (1922) e creata per fare pendant con le vetrate in stile art déco. Ad arricchire il posto ci sono un bancone in ottone, divani e sedie in velluto, tavolini in legno. Tutto selezionato unendo giocosità (che tende a includere) e coerenza (che pone limiti alle aperture).
I cocktail del Bar Magritte ispirati all’artista
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Il menu è stato sviluppato in parallelo al lavoro sul design e seguendo il medesimo spirito. Ed ecco una selezione di piatti ispirati ai cibi preferiti da Magritte: per esempio crocchette di gamberi, insalata Liégeoise di Monsieur Magritte, carbonara di calamari e Les Amants: ravioli di moules-frites.
Poi, immancabili, i drink ideati dal team del Bar Magritte insieme a Salvatore Calabrese, soprannominato The Maestro e uno dei nomi di punta della mixology europea contemporanea. Il quale ha dichiarato: “Creare questi cocktail è stato un compito divertente e giocoso che ci ha permesso di superare i nostri limiti”. A mo’ d’esempio, eccone tre decisamente curiosi: Good Faith, Lyricism e Shéhérazade.
Good Faith
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La bonne foi è un quadro del 1965. Raffigura una pipa sovrapposta al mezzobusto di un uomo in giacca, cravatta e bombetta. La pipa non è in bocca, né in mano. Non viene fumata, come ci si aspetterebbe in una rappresentazione realistica. La giustapposizione fra volto e oggetto genera uno scarto nella nostra percezione.
In modo simile, il cocktail gioca su alcuni contrasti: ci sono bourbon infuso alla mandorla, sherry, bitter, mezcal e sciroppo di zucchero. La presentazione del menu promette di coniugare “la fumosità morbida della mandorla tostata con la gentile secchezza dello sherry“. Il bicchiere è particolarissimo: ha la forma di una pipa.
Lyricism
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Calvados, sciroppo di pera e sidro di pera per “una sensuale celebrazione della pera, in tre texture”. La fonte di ispirazione è Le lyrisme, quadro del 1947 nel quale una pera realistica è affiancata a una pera di egual forma, ma con occhi naso e bocca, con due mani e una sorta di mantello a coprire le spalle e il busto. In continuità con le suggestioni legate alle forme, il cocktail si serve in un calice dal fondo bombato. Come una pera, appunto.
Shéhérazade
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Ancora nel 1947, stesso anno di Le lyrisme, René Magritte dipinge Shéhérazade: una bocca e due occhi suggeriscono un volto che in realtà è rappresentato da una sorta di gioiello di perle, all’interno di un contesto onirico. Il cocktail, che porta lo stesso nome del quadro, è fatto con vodka, bitter al limone e champagne rosé. Ma, per stessa ammissione del menu, “la vera star è il bicchiere che contiene questo elegante Martini”: lo stelo rimanda infatti alle perle del dipinto.
Immagini courtesy Rocco Forte Hotels