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Brandy Smash, il cocktail veterano

È un cocktail antico, il Brandy Smash, di quelli che hanno accompagnato la nascita della mixology e hanno fatto grande la sua stagione d’oro. Siamo insomma in presenza di un veterano: giù il cappello!

La storia del Brandy Smash

La nascita del Brandy Smash è databile fra gli anni Trenta e gli anni Cinquanta del XIX secolo. Più precisi non si può essere e tanto vale farci il callo: quando parliamo dei drink delle origini dobbiamo rassegnarci ad avere informazioni lacunose.

Le fonti storiche suggeriscono che nei bei tempi andati fosse la declinazione più popolare degli Smash e che ogni bartender degno di questo nome ne padroneggiasse la ricetta. Compare anche fra i cocktail che Jerry Thomas inserisce nel suo Bar-Tender’s Guide (1862).

Per ragioni misteriose, a un certo punto la sua popolarità ha conosciuto un inesorabile declino. Poi ecco il Proibizionismo a dare il classico colpo di grazia. Così per lungo tempo il Brandy Smash è entrato nel novero dei grandi dimenticati.

A riportarlo in auge ci ha pensato Dale DeGroff a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta del XX secolo. Anche se si trattò di un ritorno di riflesso. Il mixologist puntò infatti i riflettori su un diverso tipo di Smash, quello a base di bourbon.

C’è confusione intorno al cocktail

Ed eccoci ai giorni nostri. Spulciando tra le fonti più autorevoli è facile imbattersi in due declinazioni opposte del Brandy Smash: una come long drink e una come short drink. In questo secondo caso senza ghiaccio tritato, senza diluizione della base alcolica e senza frutta di stagione.

A conti fatti il Brandy Smash tiene oggi il piede in due scarpe, abbracciando le caratteristiche lunghe e corte a seconda dei casi. Talvolta le differenze tra le ricette sono minime. In alcuni casi sono invece significative. Insomma: grande caos. Per questo motivo abbiamo deciso di descrivere entrambe le versioni.

La ricetta del Brandy Smash di Jerry Thomas

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Brandy Smash

Questa ricetta compare nella seconda edizione di Bar-Tender’s Guide (1876). È leggermente diversa da quella trascritta nel libro del 1862, forse per via di un ripensamento intorno alle corrette proporzioni fra gli ingredienti. Prima di entrare nel dettaglio ci sono due cose da segnalare. La prima: Jerry Thomas utilizza come unità di misura il “wineglass”. Lo storico David Wondrich informa che corrisponde a due once liquide americane, cioè 59,1471 millilitri. Per comodità abbiamo arrotondato a 60.

Inoltre, seconda premessa: i bartender odierni preferiscono sostituire lo zucchero in polvere con lo sciroppo di zucchero. È molto probabile che il Brandy Smash verrà preparato così, se chiesto alla maniera classica.

Ingredienti

  • 60 ml brandy
  • 1 cucchiai di acqua
  • 1 cucchiaio di zucchero bianco in polvere
  • 2 rametti di menta fresca

Procedimento

In un bicchiere inserire zucchero e acqua: mescolare in modo da sciogliere lo zucchero. Aggiungere la menta e premerla leggermene in modo che rilasci i suoi oli essenziali. Versare il brandy e togliere i rametti di menta. Riempire il bicchiere con ghiaccio tritato e posizionare i rametti in cima. Alcuni bartender preferiscono cambiare la menta, in modo che sia più bella alla vista, perché non è stata lavorata. Inoltre c’è chi utilizza lo shaker.

Garnish

Due piccole fettine d’arancia e bacche di stagione.

La ricetta in versione short drink

Ingredienti

  • 60 ml brandy
  • 7,5 ml sciroppo di zucchero
  • 7 foglie di menta fresca

Procedimento

Prendere un bicchiere old fashioned, aggiungere lo sciroppo di zucchero e la menta. Premere con delicatezza le foglie in modo che la menta rilasci i suoi oli essenziali, poi aggiungere alcuni cubetti di ghiaccio (meglio uno solo, grande). Infine versare il brandy e dare una leggera mescolata finale.

Garnish

Un rametto di menta.

Immagini credits Julie Couder, location Moebius Milano, riproduzione vietata