Dagli ingredienti funzionali ai nootropi, fino agli adattogeni e alle endorfine. La tendenza porta verso erbe, radici, funghi fino a sostanze che con potenti proprietà analgesiche ed eccitanti. Ecco la nuova frontiera dei cocktail low e no alcol.
Il benessere nel bicchiere
Se siamo quello che mangiamo, siamo anche ciò che beviamo. Da anni ormai la tendenza food & beverage rivela una sempre più costante consapevolezza in quello che i consumatori portano alle labbra.
Pensando al contenuto dei drink, il trend da tempo sembra essersi spostato su bevande prive di zuccheri e con un basso tenore alcolico. Con il 2020 il mercato di miscele con poco alcol, come quelle senza, ha iniziato un’ascesa che si stima dovrebbe toccare il 31% in più entro il 2024.
In particolare, a detta dell’IWSR e del nuovo “No- and Low-Alcohol Strategic Study 2021”, la categoria low e no spirits – che al momento detiene solo lo 0,6% del mercato no e low – ha aumentato l’anno scorso le vendite in volume del +32,7% prevedendo di crescere più rapidamente dal 2020 al 2024, con un CAGR (Compound annual growth rate) del 14%. Ma quali “nuovi” ingredienti presentano queste bevande?
Piante e integratori nei nuovi cocktail low e no alcol
Avete mai sentito parlare di adattogeni e nootropi? E di endorfine? Per qualcuno possono sembrare nomi strani o difficili da associare a un cocktail, ma altro non sono che sostanze naturali che, già presenti in cucina, che puntano a diventare la nuova frontiera del bere. Vediamo quali sono.
Adattogeni
Le piante adattogene sono un primo esempio di benessere a portata di tutti. Anche di bicchiere. È noto che alcune erbe, radici e perfino funghi siano in grado di fornire un plus di energia all’organismo.
Queste proprietà, ben note ai produttori di bevande low e no alcol, da qualche anno fanno parte dei tanti drink presenti sul mercato venduti come in grado di sostenere il benessere psicofisico e il sistema immunitario.
Lo step successivo, in un futuro sempre più prossimo, sarà quello di gustarli nei cocktail dei bartender più avvezzi alla sperimentazione che creeranno miscele dai veri e propri effetti benefici.
Nootropi
Chi non ha iniziato la mattinata con la sua dose giornaliera di nootropi, alzi la mano. A giudicare dai milioni di estimatori del caffè nel mondo, i calcoli appaiono semplici. Ma i nootropi non si limitano soltanto alla caffeina.
Altri nootropi molto popolari sono presenti nella teina e la guaranina, e si trovano principalmente in alcuni tipi di foglie di tè verde e nero e in alcune specie di funghi che secernono sostanze considerate molto stimolanti per l’attenzione. E che succede se vengono miscelate con altri ingredienti liquidi?
Costituiscono drink che hanno passato l’esame della FDA sotto forma di bibite energetiche. Anche se è inutile dire che fare esperimenti sui dosaggi può portare a cocktail “stimolanti”, ma a spese dell’assuefazione e della perdita di sonno.
Drink funzionali
Un nuovo termine entrato nel linguaggio wellness del bere è la parola funzionale. Un ingrediente o un alimento è detto “funzionale” quando, al di là delle sue proprietà nutrizionali di base, viene scientificamente dimostrata anche la sua capacità di influire positivamente su una o più funzioni fisiologiche.
Tra le materie prime funzionali disponibili sia in cucina che dietro al bancone del bar ci sono l’Ashwagandha, un’erba che aiuta ad alleviare lo stress, e il reishi, un fungo che serve a eliminare le scorie del fegato.
Se si parla di vere e proprie bevande (cosiddette funzionali) è presente in commercio uno “spirito” analcolico e con base canapa, descritta come una nuova alternativa all’alcol grazie alla presenza di endorfine. Il prodotto è una miscela di terpeni di canapa estratti dalla pianta stessa, cannabidiolo puro (CBD), nootropi (integratori che migliorano le capacità cognitive) e adattogeni (erbe e radici naturali).
Da qui a stabilire il grado di influenza veramente positiva sul nostro organismo, la strada è ancora lunga, ma non impossibile da percorrere. Bere per credere.