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Come diventare Campari Bartender of the Year

Il Campari Bartender of the Year 2022 è pronto, veloce e ha un’ottima conoscenza dei cocktail e della loro storia. Si chiama Giacomo Albieri, possiede anche una parlantina fluente, ma sa rispettare gli spazi e le esigenze del suo ospite. Sa scherzare, ma non troppo.

Perché lavorare dietro al bancone di un bar non è un gioco. Tanto meno vincere una gara come la Campari Bartender Competition firmata da Campari Academy che quest’anno, nella serata finale al Bulk Mixology Food Bar, ha visto salire Albieri sul gradino più alto del podio.

Seguito poi rispettivamente, al secondo e terzo posto, da Edris Al Malat e Antonio D’Auria.

La Campari Bartender Competition

La Campari Bartender Competition, arrivata alla sua ottava edizione, ha selezionato i migliori mixologist tra ben 1.000 bartender. Dopo varie tappe soltanto in 10 sono giunti alla semifinale disputata il 14 marzo, per arrivare alla finalissima del 15 marzo giocata a tre.

Ognuno dei professionisti in gara ha raccontato sé stesso e il proprio lavoro seguendo il tema della “passione senza tempo” ispirandosi alle storie di uomini e donne di successo come Jerry Thomas, Ada Coleman e Donn Beach, Salvatore Calabrese, David Wondrich e Dario Comini.

Ieri come oggi per emergere nel mondo della mixology però non basta saper preparare il cocktail perfetto. Qui, trovate qualche consiglio prezioso per vincere alla Campari Bartender Competition quanto nella vita di tutti i giorni. Dietro al bancone del vostro bar.

Avere una buona parlantina

I professionisti che hanno partecipato alla Campari Bartender Competition per ogni cocktail realizzato hanno preparato una presentazione che, in fase di gara, sono andati a spiegare ai giudici e al pubblico nei minimi particolari. Questo ha dato modo di comprendere la grande capacità oratoria e lo studio dettagliato dei partecipanti.

Albieri, ha saputo intrattenere i suoi “ospiti” raccontando la storia dei suoi drink. In particolare, si è dilungato nella spiegazione delle origini del Daiquiri, di cui ha dovuto preparare un twist al cospetto di Salvatore Calabrese. Il primo classificato dell’ottava edizione ha raccontato la leggenda del cocktail facendolo risalire allo storico Grog nato al tempo dei pirati per allungare il rum durante i viaggi in mare.

Avere una parlantina pazzesca, come Albieri, consente di intrattenere al momento giusto i propri ospiti, divertendoli e “istruendoli” sul cocktail scelto. Attenzione, però. Per ottenere un’impeccabile prestazione è essenziale misurare bene i tempi. Un po’ come a teatro, leggendo tanto e allenandosi a raccontare.

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Imparare la tecnica dell’improvvisazione

È vero, un cocktail ben costruito non si inventa in cinque minuti. Ma sviluppare dietro al bancone una certa agilità e prontezza mentale può essere utile. Una delle prove della finale della Campari Bartender Competition ha trattato proprio del tema dell’improvvisazione.

Il Cocktail Maestro, di soprannome e di fatto, Salvatore Calabrese ha chiesto ai tre partecipanti di creare un twist on classic non studiato e preparato solo con ingredienti scelti al momento. Un po’ come se dovessero soddisfare la voglia inaspettata di un cliente.

Questo significa che avere abilità tecnica e saper gestire l’attimo con l’improvvisazione, ripaga. Anzi, fa vincere. Come è accaduto ad Albieri.

Rendere il servizio divertente e personalizzato

L’ospite del cocktail bar è alla ricerca emozioni liquide. Per trasformare il servizio in un’esperienza indimenticabile si deve essere liberi di esprimere la propria genialità e fantasia. Proprio come ha fatto Edris Al Malat, secondo classificato alla Campari Bartender Competition, che ha creato qualcosa di originale e coinvolgente per la giuria. Servendo personalmente il suo cocktail al tavolo, Edris ha personalizzato il servizio in modo scenografico vaporizzando un’essenza sul drink. Perché ogni ospite è speciale.

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Scegliere un nome vincente

Il cocktail non è solo una miscela di sapori e il suo nome rappresenta una vera e propria business card. Dunque, è fondamentale quanto il suo gusto, proprio come è emerso durante la Campari Bartender Competition.

Il naming deve essere semplice da ricordare ed efficace in modo che il drink sia riconoscibile. I partecipanti alla gara di Campari hanno giocato con le parole e dedicato a Salvatore Calabrese alcune delle loro creazioni. Ecco tre esempi di nomi. Il “Collins del Maestro”, il “Daiquiri ad Maiori”, come la città d’origine del grande bartender, e il “Colpo da Maestro”.

Connettere insieme più arti

Musica e mixology sono un binomio vincente. L’una influenza l’altra e viceversa poiché sono entrambe due arti da cui nascono sensazioni, emozioni e gesti in piena sintonia tra di loro.

Lo ha spiegato chiaramente il terzo classificato alla Campari Bartender Competition, Antonio D’Auria quando, al suo primo drink, ha creato un cocktail ispirato alla musica Funky.

Questo genere, in particolare, è un modello di integrazione, ha spiegato D’Auria creando il suo cocktail. Ascoltare musica e assaporare un drink non sono due gesti lontani. Della musica restano l’emozione e la traccia storica come di un drink.

Proprio come accade ogni anno per la Campari Bartender Competition, che segna il destino professionale dei partecipanti e delle loro creazioni.

Articolo realizzato in collaborazione con Campari Group