I nerd del Gin Tonic sanno che per prepararlo esistono mosse sbagliate e scelte vincenti. Dall’acqua tonica al garnish, ecco i consigli del bartender della Terrazza Gallia di Milano, Christian Bindi, che spiega come realizzare un Gin Tonic da veri pro.
A tutto Gin Tonic
Gin, acqua tonica e ghiaccio. Più una scorzetta dell’agrume che preferite. Il Gin Tonic sembra un cocktail facile, ma riuscire a farlo da veri pro non lo è affatto.
Non solo per la scelta del distillato, l’abbinamento della giusta tonica e la preparazione del ghiaccio, ma anche per non commettere alcuni errori banali che spesso si vedono fare, a casa come dietro al bancone.
Così, in occasione del National Gin Tonic Day celebrato il 9 aprile negli States, abbiamo chiesto a Christian Bindi, bartender dell’internazionale Terrazza Gallia dell’Excelsior Hotel Gallia di Milano, di aiutarci a spiegare come rendere super un gin tonic evitando alcuni sbagli macro.
Partiamo dal gusto e concludiamo con la tecnica. Come veri nerd del Gin Tonic.
A ogni London Dry Gin la sua Indian Tonic
Iniziamo dalla scelta dell’acqua tonica. Le migliaia di etichette di gin, solo in Italia superano le 400, richiedono un abbinamento studiato per la diluizione.
“Al classico London Dry, che per sua caratteristica non presenta aggiunte di alcun tipo di aroma o coloranti artificiali se non lo zucchero in proporzioni ben definite, consiglio di abbinare una Indian Tonic. Il profumo di ginepro di questo spirito e il suo gusto strong, deciso e secco trovano il corretto abbinamento a una tonica che possiede una forte presenza di chinino, grazie al quale si andranno a esaltare la dolcezza e la balsamicità del di questo gin”, spiega Christian Bindi.
A chi vuole dare anche una nota bitter al suo London Dry basterà aggiungere due gocce di angostura durante la preparazione del proprio Gin Tonic.
Un viaggio tra le spezie
E per gli amati dei gin speziati? “Un gin aromatico o floreale, come quelli orientali provenienti dall’India o dal Giappone, si sposa alla perfezione con quelle toniche speziate al cardamomo e alla cannella. Chi ama osare, può scegliere un gin alla fava tonka, tipico seme originario del Sud America a cui unire una tonica al peperoncino che va a contrastare la dolcezza del distillato con lo spicy della spezia”, continua Bindi.
Profumo d’estate
Proseguendo per tipologie di gin, un’altra riguarda gli agrumati. “Non solo. I gin del nostro territorio, che vanno dal pompelmo al basilico, giocano la giusta partita con una tonica che ne esalta la freschezza. Perfette è una Mediterranean Tonic, priva quindi della presenza di chinino ma ricca di profumi specifici provenienti dagli orti e dalla cosiddetta macchia mediterranea”, dice il bartender del Gallia.
Come si fa un Gin Tonic da veri pro
Passando alla tecnica, quella corretta per eseguire un Gin Tonic prevede poche mosse ben precise. “Si prende il bicchiere, si mette il ghiaccio fino a colmarlo e poi si vanno a versare 45-50 ml di gin. Con un bar spoon si mescola la tonica fin quando non si raffredda il bicchiere. A scelta la quantità. Anche la decorazione è personale. Consiglio una scorzetta di agrume per il London Dry e i gin agrumati, mi raccomando niente fettina perché rischia di modificare il gusto del drink. Mentre per i distillati a base di spezie suggerisco di seguire la base dello spirito. Si possono aggiungere un rametto di rosmarino o una stecca di cannella”, dice Christian Bindi.
Tutto qui? Niente affatto.
Il bicchiere del Gin Tonic
Ovviamente ogni Gin Tonic ha il suo bicchiere. “Un GT fatto come si deve non può essere presentato in un bicchiere banale. Quello che ha tra i suoi ingredienti il London Dry andrà meglio in un tumbler alto che conserva solo per il naso gli aromi più marcati, come il ginepro. Suggerisco invece di servire le altre due tipologie di gin e toniche in un balloon che, come per un Borgogna o un Bordeaux d’annata, ha bisogno di spazio e ossigeno”, continua Bindi.
“Consiglio di non utilizzare un bicchiere precedentemente raffreddato, poiché il ghiaccio inserito al momento della preparazione sarà sufficiente a rinfrescare il gin donandogli al contempo la giusta diluizione in attesa della tonica”, sottolinea Bindi.
Le vie del Gin Tonic sembrano infinite e c’è chi lo preferisce molto diluito o chi ama sentire il gin nella sua purezza. “Il Perfect Serve vuole che si serva la bottiglietta a parte, mentre al bartender spetta di servire il gin all’interno del bicchiere con il ghiaccio in modo tale che ogni ospite si possa gestire personalmente il proprio drink”, spiega Bindi. Insomma, dando la possibilità, a chi vuole sentire i profumi e assaggiare il gin in modo naturale, di farlo.
Effetto stupore
Per coloro che amano stupire c’è un diktat dell’esperto. “Mai versare la tonica facendola scivolare lungo il bar spoon. Anche se può sembrare da professionisti (molti colleghi lo fanno) alla bevuta questa scelta risulterà sbagliata. L’effervescenza data dal CO2 della tonica a contatto con il metallo si perde vanificando l’effetto bollicine”, continua il bartender di Terrazza Gallia.
Ghiacciato al punto giusto
Meglio lasciare il ghiaccio fuori dal frigo. “Perché possa perdere ogni impurità e micro cristalli, basta aspettare che diventi umido prima di metterlo nel bicchiere. Se non si ha un unico blocco, non importa”, conclude Bindi.
Che dire, se avete letto con attenzione e preparato il vostro drink seguendo le regole del bartender, non resta che augurarvi una buona bevuta (responsabile). Come un pro del Gin Tonic comanda.
Immagini Courtesy Christian Bindi, Terrazza Gallia Milano