“Dale DeGroff è l’Oracolo, il maestro Yoda, il Budda vivente della mixology: di fronte a una discussione su come preparare un particolare cocktail, chiunque citerà DeGroff l’avrà vinta“. Sono parole di Anthony Bourdain, amato e celebrato chef statunitense. E valgono come perfetto biglietto da visita per un uomo che è stato fra i principali protagonisti della cocktail renaissance, quando ancora era agli inizi.
Insomma, è uno di quelli che possiamo ringraziare se oggi beviamo drink preparati alla perfezione e se le ricette classiche non sono un oscuro oggetto per archeologi del gusto. Solo poche persone possono legittimamene attribuirsi tale merito.
Ma Dale DeGroff non è solo un bartender fuori dalla norma: ha vinto premi importanti, scritto libri fondamentali ed è considerato un insegnante e un divulgatore straordinario. Non a caso viene chiamato il Re dei cocktail.
Dale DeGroff, dalla recitazione ai cocktail
La sua storia inizia nello stato del Rhode Island, il 21 settembre 1948, giorno della sua nascita. Quella che interessa a noi, di storia, comincia però qualche anno più tardi. Per la precisione nel 1969, quando arriva nella città che non dorme mai (New York): Dale DeGroff sa cantare, è sicuro di sé, ha una bella presenza e vorrebbe fare l’attore.
Il piano prevede di farsi vedere in giro, frequentando i ristoranti e i bar più alla moda. Complici alcuni contatti di famiglia, effettivamente per un po’ le cose vanno come previsto. Poi arriva il classico evento inaspettato che ti cambia la vita. Nel caso di DeGroff è l’incontro con Joseph Baum, ristoratore sopraffino e proprietario di posti destinati a lasciare il segno. Per dire, è la mente pensante dietro il Four Seasons, il Tavern on the Green, il Windows on the World e il rinnovato Rainbow Season.
Dal canto suo, DeGroff deve pur pagare l’affitto e così inizia a lavorare come cameriere in uno dei locali di Baum, presso il Rockefeller Center. È il 1973. Lo stesso DeGroff ricorda che già allora nei ristoranti di Joseph Baum si servivano cocktail pensati e preparati come si deve.
E che dunque Joe dovrebbe essere considerato come l’iniziatore della drink revolution: un titolo che spesso è attribuito a DeGroff. In ogni caso, l’incontro fra questi due uomini getta un seme destinato a germogliare in modo spettacolare.
La stagione dell’Aurora e del Rainbow Room
Dopo sei anni trascorsi a Los Angeles, come bartender dell’Hotel Bel-Air, Dale DeGroff torna a New York per lavorare ancora una volta insieme a Joseph Baum: all’inizio presso l’Aurora e poi dietro il bancone del Rainbow Room.
In un ritratto scritto da William Grimes per le pagine del New York Times, si legge che in questo periodo DeGroff si afferma come “un pioniere del revival dell’approccio alla mixology tipico di Jerry Thomas“. Insomma: porta in auge i cocktail classici e le preparazioni accurate, fatte con ingredienti di prima qualità.
Il nome di DeGroff si lega in modo particolare al Cosmopolitan, che propone con vodka aromatizzata agli agrumi e una scorza d’arancia scottata. È il drink che sorseggia Madonna in una celebre fotografia scattata al Rainbow Room, nel 1996. Fino a quel momento Dale DeGroff era un nome rispettatissimo all’interno del suo ambiente, ma poco noto fuori. Dopo quell’immagine la sua fama si propaga per ogni dove.
In un altro pezzo per il New York Times, il giornalista Robert Simonson commenta che essere stati serviti da Dale DeGroff in quegli anni era diventato, per il mondo dei cocktail, l’equivalente di ciò che per la musica era avere assistito al festival di Woodstock del 1969. E tanto basta, considerato che il riferimento è a uno dei momenti centrali nella storia della musica popolare mondiale.
… e la vita continua
A questo punto è tutta in discesa, come si dice. Ovunque DeGroff vada è un evento. Negli anni Duemila è tra i cofondatori del Museum of the American Cocktail, lo premiano a destra e a manca e scrive due libri che conoscono grande fortuna: The Craft of the Cocktail (2002) e The Essential Cocktail (2009).
Ed è suo malgrado al centro di altro evento storico. Questa volta non riguarda la mixology, bensì l’attentato alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001. Il 106° e 107° piano della torre nord sono infatti la sede del Windows on the World, anch’esso locale di Joseph Baum.
Dale DeGroff ci aveva lavorato la notte precedente l’attacco terroristico, in qualità di formatore. L’evento era andato benissimo e lui era rimasto a mangiare una cosa insieme al manager del ristorante, ai cuochi e al personale di cucina. Era stato l’ultimo a uscire.
Il mattino dopo il Windows on the World sarebbe crollato al suolo.