La cocktail list del The Jerry Thomas Project di Roma mescola passato, presente e futuro, rendendo eterni i cocktail più celebri del mondo. Non solo da bere, ma frammenti da contemplare in quadri appesi alle pareti dello speakeasy della Capitale.
Dai twist on classic ai drink immortali
Se c’è una cosa che ha contraddistinto (e continua a caratterizzare ancora oggi) il lavoro del The Jerry Thomas Project di Roma, è la sperimentazione sui twist on classic.
Una metodologia con cui le ricette classiche della storia della mixology vengono analizzate, spogliate e rivestite con nuovi ingredienti, sembianze e sapori inusuali. Talvolta per spingere la creatività oltre il limite, spesso per proporre una miscela che possa “migliorare” l’originale, adattandola ai gusti dei bevitori contemporanei.
Per fare un lavoro del genere è necessaria un’attenta conoscenza della materia. Fin dalla sua apertura, lo speakeasy romano fondato da Antonio Parlapiano (Il Professore), Leonardo Leuci (Il Presidente), Roberto Artusio (El Chaman) e Alessandro Procoli (Il Papi) si affida alla “bibbia del bartending” scritta nel 1862 da Jerry Thomas e detta le tendenze mixology in tutta Italia.
Non meno importante, l’apertura mentale indispensabile per intercettare nuovi stimoli da altre discipline. È infatti dall’incontro con arte, musica, storia e gastronomia che arrivano i risultati più incredibili nel bicchiere.
Come rendere dei drink immortali
Pensando alla nuova drink list, i soci del locale insieme al General Manager Simone Onorati e all’agenzia creativa Cultivar Studio, hanno cercato di rendere dei drink immortali.
Le ricette più amate dalle oltre 300mila persone che hanno passato almeno una serata al Jerry, sono quindi diventate delle opere d’arte, realizzate con frammenti di tela imbevuti in soluzioni alcoliche. Incorniciate per essere contemplate dalle future generazioni, cristallizzano il presente e richiamano il passato della mixology, diventando degli “spiriti perpetui”.
Drink Immortali, la cocktail list
Tra i cocktail nella carta dei Drink Immortali valgono l’assaggio il Banana Paradise, richiamo alla cultura gastronomica siciliana dove ha messo lo zampino anche il maestro pasticcere Corrado Assenza. Non molti lo sanno, ma sull’isola più a sud del Belpaese si trovano piantagioni di banana fin dall’inizio del ‘900.
A questo ingrediente esotico, ma al contempo così nostrano, è dedicato il drink dal gusto fruttato e leggermente acido, dove i sapori della nocciola salata e delle mandorle si sposano con rum del Nicaragua, fino sherry e caramello.
Il Peat+Milk celebra invece l’evoluzione alimentare delle popolazioni più antiche e le colture lattiche fermentate più ancestrali come il kefir e lo yogurt. Il sorso è cremoso grazie alla combinazione di questi due ingredienti, mentre le ciliegie selvatiche di montagna donano interessanti note fruttate. A chiudere, il sentore salino della salicornia, utilizzata come decorazione.
Dai punch, ai Martini cocktail fino all’Old Fashioned
Per chi ama i punch c’è poi Omotenashi, versione orientale del cocktail che ha vissuto i suoi momenti di gloria con i marinai della Compagnia delle Indie. Realizzato con sake, gin, verjus allo yuzu, shiso, palo santo e soda, riassume il passato e lo proietta con maestria nel futuro.
Resentini ha un nome che arriva dal termine “resentare” ovvero sciacquare il bicchiere del caffè appena bevuto con un goccio di grappa. Anche se ogni regione ha il suo distillato preferito, il cocktail immortale del Jerry unisce grappa e amaro alle note del caffè, con un tocco di mandorla amara.
Infine, quello che più di tutti rientra nella categoria dei Drink Immortali è il Ghost Old Fashioned, cavallo di battaglia dello speakeasy romano. Rifacendosi alla poetica illusoria e multisensoriale del movimento futurista, la miscela inganna la vista con il suo colore trasparente, per sprigionare al palato tutta l’essenza di uno dei cocktail più bevuti al mondo.
Complesso e corposo, è ideale per concludere la serata al Jerry, sorseggiandolo mentre si osservano i quadri degli spiriti perpetui appesi alle pareti.
Immagini courtesy The Jerry Thomas Project