Al mondo ci sono bar famosi e poi ci sono quelli leggendari. El Floridita appartiene alle più luminose stelle del firmamento. Esiste da secoli e vi sono stati inventati cocktail fondamentali, su tutti il Frozen Daiquiri.
È anche stato il rifugio prediletto di Ernest Hemingway, che magari non era un grandissimo intenditore (colpa della tendenza alla sbronza), ma ha vinto un premio Nobel per la letteratura e questo conta qualcosa, anche nel campo della mixology.
Prima della Floridita: la Piña de Plata
La storia inizia nel 1817, quando lungo una delle strade dell’Avana vecchia apre i battenti la Piña de Plata. Vi si trovano frullati, succhi di frutta e anche bicchieri abbondanti di horchata de chufa, una bevanda con sentori di mandorla. Il ghiaccio, giunto a Cuba di recente, garantisce freschezza: l’ideale per prendersi una pausa nelle torride giornate estive.
In quel momento l’Avana vecchia è una città fortificata, perché le acque del golfo del Messico sono battute da corsari e pirati. Di conseguenza, i cannoni di San Carlos de la Cabaña tengono lontani i velieri ostili e, in caso dei malintenzionati sbarchino comunque, una cinta di mura protegge le abitazioni dei ricchi, con tanto di portoni da sbarrare di notte.
Dentro vivono gli spagnoli e i bianchi nati a Cuba. Fuori ci sono le baracche degli indigeni e dei neri, che non possono restare a l’Avana vecchia quando cala il sole.
L’atmosfera
La Piña de Plata, dunque, è vivace soprattutto durante il giorno, che tra l’altro è il momento in cui la voglia di fresco si fa sentire maggiormente.
Passa un anno, poi un altro e alla fine trascorrono decenni. Tutto rimane più o meno uguale, quanto meno per la storia che ci interessa raccontare qui. Verso la fine del XIX secolo diventano popolari le miscele con base alcolica.
Rum, gin e cognac erano già presenti sugli scaffali della Piña de Plata, ma solitamente erano serviti lisci. L’avvento dei cocktail porta ai primi mix con la frutta. Sono esperimenti un po’ così, senza troppa ispirazione, ma pongono le basi per un futuro radioso.
El Floridita, patria del Frozen Daiquiri
Nel 1914 accadono due cose importanti. Intanto c’è un cambio di nome, da Piña de Plata a El Floridita. Pare che la modifica sia dovuta al desiderio di rendersi più appetibili ai turisti statunitensi, cosa che effettivamente accadde.
Il secondo fatto rilevante ha un nome e un cognome: Constantino Ribalaigua Vert (1888-1952), per gli amici Constante. È un immigrato catalano che nel 1914 inizia a lavorare qui come cantinero (cioè bartender). Quattro anni più tardi rileverà la proprietà del Floridita.
È lui l’artefice del salto di qualità compiuto dai cocktail serviti all’interno del bar. Ne inventa anche uno destinato a restare nella storia, il Frozen Daiquiri. Insomma, la voce si sparge rapidamente e quello che era stato il più popolare bar dell’Avana diventa il più famoso al mondo. Bravo Constante, evviva le miscele a base di rum e frutta.
Il bar di Ernest Hemingway
La fama porta clienti famosi e nel corso dei decenni passeranno dal Floridita decine di pezzi grossi. Per esempio Ezra Pound, John Dos Passos, Graham Greene, Jean-Paul Sartre, Gary Cooper, Luis Miguel Dominguin. Ma anche Tennessee Williams, Spencer Tracey, Rocky Marciano, Ava Gardner. E poi Paco Rabanne, Naomi Campbell, Kate Moss, Matt Dillion, Danny Glover, Jack Nicholson, Giorgio Armani, Jean-Michel Jarre e chi più ne ha più ne metta.
Il cliente più celebre di tutti è però il romanziere Ernest Hemingway (1899-1961), autore di capolavori come Il vecchio e il mare, Per chi suona la campana e Addio alle armi,e vincitore del premio Nobel per la letteratura nel 1954.
Hemingway entra per la prima volta alla Floridita nei primi anni Trenta, chiede un Frozen Daiquiri e si innamora del luogo e del drink. Diventa amico del cantinero Constante e anche dopo la morte di quest’ultimo resta un assiduo frequentatore. Tanto che una statua di bronzo a grandezza naturale fa oggi bella mostra di sé, al bancone del bar, a imperitura memoria della sua presenza.
Altro cimelio imperdibile è l’autografo in cui Hemingway scrive ‘My mojito in the Bodeguita del Medio and my daiquiri in the Floridita‘. Cioè: il Mojito lo bevo alla Bodeguita del Medio, il Daiquiri alla Floridita. Due righe di numero, diventate leggendarie.
El Floridita, oggi
Il successo della rivoluzione cubana, nel 1959, e la reazione statunitense legata all’avvicinamento all’Unione Sovietica (nel 1960), portano El Floridita fuori dai radar internazionali. È sempre lì, affacciato sulla medesima strada di sempre, ma il viavai dagli Stati Uniti si ferma.
Il locale riprende quota quando Cuba diventa meta prediletta dai turisti europei, sudamericani e canadesi. La sua storia secolare attira naturalmente le persone e poche resistono alla tentazione di sorseggiare un Frozen Daiquiri là dove ne aveva bevuti a decine Ernest Hemingway. Anche perché questo bar e quel cocktail sono entrati in pianta stabile in racconti e romanzi, e ciò aumenta il fascino del connubio.
Nel 1991 El Floridita viene tirato a lucido, rispettando però lo stile e gli arredi d’epoca. Chi entra oggi trova un ambiente Regency che risale agli anni Cinquanta e ha anche l’occasione di mangiare il pesce fresco che esce dalla cucina. Ovviamente, sorseggiando un Frozen Daiquiri.