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Giancarlo Mancino, come disegnare i grandi bar d’hotel

Intervista a Giancarlo Mancino, consulente per la progettazione di hotel bar in strutture di lusso e founder di numerosi brand di spirits di successo. Ecco la sua visione sulle tendenze dei migliori cocktail bar del mondo.

Giancarlo Mancino, dal vermouth agli hotel

Con l’accento anglo-lucano e un savoir faire che rivela decenni di esperienza nell’ospitalità di lusso, Giancarlo Mancino ha dedicato la sua vita alla miscelazione. Originario di Pignola, paesino della Basilicata, ha fondato Mancino Vermouth, Rinomato Aperitivo e Sprezza Rtd, oltre a Sei Bellissimi, linea di luxury sparkling cocktail in bottiglia e Bocktailed, azienda specializzata nella produzione di ready to drink su misura. Ha lavorato nei bar d’hotel più prestigiosi del mondo, fino a diventare consulente beverage per gruppi come Rosewood e Sunset Hospitality Group, per cui ha curato la recente apertura di Giardino Cordusio, cocktail bar all’interno di Palazzo Cordusio, Gran Meliá Hotel a Milano.

Giardino Cordusio, l’ultimo progetto di Giancarlo Mancino

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Giardino Cordusio, cocktail bar di Palazzo Cordusio, Gran Meliá Hotel a Milano

Nella capitale italiana della mixology, Mancino ha voluto ricreare l’atmosfera dei grandi bar d’albergo internazionali, puntando sul rito dell’aperitivo all’italiana e i cocktail classici, con un focus sul Dry Martini, che ha una sua postazione dedicata all’interno della station. «Per me il grande bar è nato in hotel: giacca bianca, pulizia e classicità uniti a bevute senza tempo e schiere di camerieri. Oggi la tendenza porta ad aprire locali che non vogliono sembrare lobby bar, integrando gli elementi tipici degli stand alone bar e viceversa.

Le tendenze degli hotel bar

Un esempio è l’Atlas di Singapore, maestoso, potrebbe benissimo trovarsi all’interno di un hotel cinque stelle lusso. Al contrario, con Rosewood Amsterdam stiamo creando un concept che unisce una distilleria di jenever a un servizio classico di cocktail, accompagnato da influenze indiane con la tecnica del tandoori», racconta Mancino. «Questa contaminazione porta all’interno degli alberghi dei locali ibridi che viaggiano tra classicità e street bar, con dei concept incredibili». Su questo, secondo lui, il Regno Unito insegna ancora con Londra a fare da apripista e la Scozia e il Galles che tengono testa grazie a bar program convincenti, dove «si bevono sempre degli ottimi Martini. L’Asia sta spingendo molto, specialmente se parliamo di Hong Kong, Singapore e Tokyo.

Cosa succede in Italia

Nella mappa dei grandi bar di hotel purtroppo manca ancora l’Italia, dove i locali faticano a emergere per tanti motivi. Prima tra tutti la mancanza di investimenti sui prodotti e sui servizi accessori come eventi, intrattenimento, per non parlare delle uniformi spesso dal design un po’ agée», confessa l’esperto di beverage. «Poi c’è ancora una sorta di timore referenziale a entrare in un bar d’albergo dove, a parte rare eccezioni, il 70% della clientela è in-house o straniera. Il messaggio che deve passare per invertire la rotta è semplice.

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Immagini credits Alberto Blasetti, location Fuorimano OTBP