C’è dell’arte nei cocktail di alcuni bartender. Impegno, dedizione, studio si avvertono nitidamente assaporando sorso dopo sorso ogni loro creazione liquida.
C’è dell’arte nei drink proposti da Guglielmo Miriello, bar manager al Ceresio 7, spettacolare rooftop-bar milanese dall’aria sexy ed elegante. Ogni stilla delle creazioni di Miriello varca i confini dell’alchimia in cui pratiche raffinate di miscelazione ricreano al palato un’esperienza di degustazione unica e totalizzante, che coinvolge tutti i sensi.
Chi conosce Guglielmo Miriello, lo sa. Chi lo ha visto anche solo una volta all’opera può comprenderne anche a distanza l’intento rivolto verso il cocktail perfetto.
Le sinfonie liquide di Guglielmo Miriello
Dietro al bancone il bar manager del Ceresio 7 cattura lo sguardo attraverso gesti rapidi e precisi, intervallati da movimenti lenti e misurati degni di un artista del bere bene che, testimone del terzo millennio, accompagna le sue preparazioni con dettagliate e stilose spiegazioni su come assaporare al meglio ogni proposta al bicchiere.
Il resto è dato dalla sua grande perizia nel mixare sia gli ingredienti della cucina che i distillati, prediligendo l’essenzialità dei sapori. Tocco segreto: la sua personale abilità di entrare in empatia con i clienti interpretandone i gusti ed esaudendone i desideri. La perfezione. “Il punto è proprio questo. Mi piacerebbe che varcando la soglia del Ceresio 7 e assaggiando i miei cocktail si potesse mettere in discussione le altre volte che si è bevuto qualcosa in un locale”.
Il bartender è ben noto a Milano, non a caso: dalla ricerca della materia prima al servizio impeccabile, tutto è studiato nei minimi dettagli. Eppure, osservandolo lavorare dietro al bancone, nulla lascia trasparire nervosismo o ansia. Bere un drink di Miriello è molto più che dissetarsi trascorrendo una piacevole serata in un cocktail bar alla moda. È un’esperienza sensoriale completa: è come ascoltare una sinfonia a teatro.
Chi è Guglielmo Miriello
Pugliese d’origine, Guglielmo Miriello porta con sé il sole della sua terra e le esperienze che lo hanno fatto crescere. “Fin da quando ero piccolo ho sempre avuto una passione per la cucina e per ciò che rendeva grande l’unione di più sapori. Sono sempre stato un attento osservatore e fin da piccolo ho capito di avere una buona manualità, tanto che inizialmente immaginavo il mio futuro dietro ai fornelli, quale chef. Un sogno che mi ha fatto diplomare all’Istituto Alberghiero e lavorare nei ristoranti, gelaterie e pasticcerie tra Crispiano, dove sono nato e cresciuto, e la costiera romagnola. Poi, in poco tempo sono approdato a Milano dove ho sperimentato anche la vita del bar di città. Per l’esattezza il mio lavoro era in cucina, ma invece di esserne contento mi sono lasciato affascinare dalla gestualità e dalle creazioni che provenivano da dietro il bancone del locale”, dice ancora il bar manager.
La mixology diventa infatti il suo unico amore da cui prende spunto spesso rivisitando ricette tradizionali in chiave contemporanea e talvolta creando drink unici.
L’importanza dei dettagli
“Di questo non posso che ringraziare Marco Suverano, un maestro e un amico che mi ha insegnato l’importanza dei dettagli. Se nella preparazione del bancone mancava un particolare non me la faceva passare liscia. Anzi, mi rimproverava perché tutto doveva essere completo e perfetto. Da allora il mio motto è diventato: dare sempre il massimo, mai considerare l’abbastanza”.
Una regola che per Miriello è diventata uno stile di vita tanto che, dopo il trionfo alla tappa italiana della Diageo World Class e la partecipazione alla finale a Nuova Delhi, nel 2011 conquista lo Sugar Bar di Shanghai diventandone il bar manager. “L’anno e mezzo al bancone del ristorante stellato Maison Pourcel è stato il primo vero incarico di responsabilità che mi ha permesso di crescere sotto ogni profilo pretendendo da me stesso qualcosa di più costantemente”, ricorda Miriello.
Grande predisposizione alle sfide, il bar manager pugliese ha contribuito al successo prima del bar del Dry e poi del Ceresio 7, portando quest’ultimo ad essere considerato tra i quattro migliori locali italiani in Europa nella classifica degli Spirited Awards di Tales of the Cocktail 2019, l’evento assoluto della drink culture globale.
Complessità, stile ed eleganza sono i mantra di Guglielmo Miriello
“Le competition o i premi sono solo il punto di partenza. Credo fermamente nell’etica professionale rappresentata nel ‘sapere, saper essere e saper fare’, unita a una buona dose di umiltà e miscelata a una grande quantità di autocritica”. Il tutto raccolto e riassunto in drink list stagionali, in continua evoluzione e frutto di un confronto aperto con il team.
Un lavoro, quello di Miriello, che insieme all’impegno della sua squadra, rispecchia la filosofia del Ceresio 7 sintetizzata in tre concetti: “complessità, stile ed eleganza”. Un umami professionale di tutti gli elementi raggiunto da un perfetto equilibrio tra standing, servizio offerto e ottimi cocktail. Solo come un bravo artista del bere sa fare.
Impeccabile, in un rigoroso outfit tre pezzi, Miriello accoglie ed accompagna i suoi clienti mostrando testa, cuore, anima. “Questo è un mestiere in cui non si finisce mai d’imparare anche quando si pensa di aver acquisito una buona esperienza. Avere una base tecnica e teorica è essenziale. È un dovere di ogni bartender professionista, poiché sempre più spesso, tra noi e i clienti, avviene una sorta di scambio culturale sui drink, sugli ingredienti e sugli strumenti utilizzati. Il saper raccontare la storia di una ricetta e il perché di quella preparazione, aggiunti a un’accoglienza speciale, poi fanno il resto”.
Per saperne di più non resta che andare al Ceresio 7, viversi quell’esperienza e scoprire dal vivo dove nasce la perfezione di un cocktail.