Si ricavano entrambi dalle ciliegie, ma già le differenze del frutto sono sostanziali. Ecco come distinguere un buon Kirsch da un buon Maraschino.
Kirsch e Maraschino, simili ma differenti
A parlare di ciliegie, ne immaginiamo sempre due –soltanto che una va a destra e l’altra a sinistra: una al Kirsch e l’altra al Maraschino. Anche se, per questi due prodotti alcolici, le ciliegie impiegate sono ben diverse.
L’unico aspetto che senz’altro li accomuna è il fatto di essere entrambe due preparazioni a base di questo buonissimo frutto. Comune è anche la loro trasparenza, il fatto di essere impiegati nella preparazione di golosi prodotti di pasticceria e di famosi cocktail.
Ma per il resto, Kirsch e Maraschino sono due attori ben distinti nell’universo della mixology internazionale.
Identikit (e differenze) di Kirsch e Maraschino
Certo sono entrambi noti e per di più uno non sovrasta l’altro, fatta eccezione del grado alcolico.
Infatti, il Kirsch è ben più alcolico rispetto al Maraschino: il primo ha una gradazione che si assesta tra il 40% e il 45% -per rendere il prodotto più alcolico è sufficiente aggiungere più zucchero durante il processo di produzione. Il Maraschino invece ha una percentuale alcolica pari al 30%.
La differenza sostanziale tra i due sta nel fatto che il Kirsch è un’acquavite, il Maraschino è un liquore. Ma scopriamoli più nel dettaglio. Arriviamo al fondo del bicchiere –o della bottiglia.
Il Kirsch: che cos’è
L’acquavite chiamata Kirsch è prodotta e consumata soprattutto nel Nord Europa, in Paesi come la Germania (dove pare esser nata, proprio nella zona della Foresta Nera, a sud del territorio tedesco) e la Svizzera. Qui esiste addirittura un consorzio per tutelare tale prodotto alcolico.
In Italia, il Kirsch si consuma specialmente nel Sud Tirolo –dove non a caso l’influsso tedesco è predominante.
Ma come si produce il Kirsch?
Le ciliegie scure, dette morello, una volta esser state raccolte in autunno, vengono lasciate fermentare intere insieme ai loro noccioli che, al contrario, vengono dapprima un po’ macerati.
Il mosto che se ne ricava (dopo circa un mesetto di fermentazione) subisce una doppia distillazione all’interno di alambicchi di rame. Il prodotto poi riposa in otri di terracotta per favorire l’invecchiamento.
Il kirsch ha un caratteristico retrogusto di mandorle amare: è per via dei noccioli di ciliegia. Chiaramente anche i sentori di ciliegia sono ben distinguibili. L’acquavite, non a caso è definita anche “acqua di ciliegie”. È opportuno consumare il Kirsch freddo in appositi bicchieri a tulipano. Non sarà insolito ritrovare l’acquavite anche in drink come il Lady Finger o il Black Forest.
Il Maraschino: che cos’è
Il Maraschino è un liquore a base di marasche -ciliegie scure e anche un po’ amarognole- di origine dalmata, che da Zara è giunto sino a Torreglia, in Veneto, quando la storica azienda Luxardo (fondata a Zara nel 1821) vi si trasferì proprio durante la seconda guerra mondiale.
Avrete tutti ben presente la bottiglia dal vetro verde del liquore che è quasi interamente avvolta in una lavorazione in paglia tutta quanta fatta a mano: è proprio il tratto distintivo del prodotto.
Comunque, la sua produzione nella città di Zara risale addirittura al Medioevo e ben presto suscitò un forte interesse negli europei, iniziando così a circolare nei principali mercati.
La produzione del Maraschino
Il processo di produzione del Maraschino prevede una prima fase dedicata all’infusione alcolica delle ciliegie marasche (raccolte nel mese di luglio), insieme ai loro noccioli.
Successivamente si passa al processo di tripla distillazione, poi il prodotto viene lasciato maturare in botti di frassino, il cui legno è utile a rendere un po’ più aromatico il prodotto. Al palato, il Maraschino, che si serve in piccoli bicchieri e alla temperatura di 4 gradi, risulta fresco e con spiccate note di frutti rossi e fiori.
Tra i drink in cui è impiegato ci sono il Mary Pickford e il famoso Aviation.
E voi, siete più da Kirsch o da Maraschino? Una cosa è certa: devono piacervi le ciliegie per forza!