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Mamie Taylor, il cocktail dimenticato

Il Mamie Taylor cocktail non ha retto alla prova del tempo, chissà mai perché. All’inizio del XX secolo andava fortissimo, tanto che se ne parlava come del più richiesto in assoluto. Per motivi misteriosi, però, non è sopravvissuto ed è entrato nel dimenticatoio.

Oggi riemerge giusto se qualche amante del Moscow Mule si fa sedurre da un twist: mettendo il whisky scozzese al post della vodka otteniamo, appunto, il nostro drink scomparso.

Il Mamie Taylor nasce grazie a un’attrice di musical

La storia dei cocktail narra che il Mamie Taylor nasce nel 1899 a Rochester, città nello stato di New York che si trova sulle rive meridionali del lago Ontario. Un articolo del The Post Standard, pubblicato tre anni più tardi, consente di ricostruire com’è andata.

Alziamo dunque il sipario: una compagnia di teatranti si trova in città e decide di concedersi un giro in barca. È una giornata piuttosto calda, il vento soffia forte e al ritorno hanno tutti una gran sete. Fra di essi c’è anche una giovane attrice di nome Mayme Taylor, in quel momento piuttosto famosa grazie ai musical di Broadway.

Lei si rivolge al bartender Bill Sterritt e chiede un long drink non troppo forte. Si aspetta un Claret Lemonade, fatto con succo di limone, zucchero, acqua frizzante e vino rosso. Le viene servito un cocktail diverso. Le piace, ottiene una piccola modifica e trova che le piaccia ancora di più.

Le persone presenti osservano la scena, notano l’apprezzamento evidente di miss Taylor e dei suoi colleghi: decidono di ordinare lo stesso drink. “Come si chiama?”, domandano: gli viene risposto che è “un Mamie Taylor“. La pronuncia del nome è sbagliata, ma a nessuno importa più di tanto. Anche perché il successo è immediato.

Ascesa vertiginosa e declino repentino

In men che non si dica è popolarissimo in tutti gli Stati Uniti. Tanto da diventare il drink ufficiale della convention repubblicana in cui Theodore Roosevelt si candidò come vicepresidente degli Stati Uniti. Dopo l’omicidio del presidente William McKinley, nel 1901, diventerà il 26º presidente degli USA.

Ma torniamo al Mamie Taylor. Leggenda vuole che i bartender, stanchi di sentirselo chiedere in continuazione, ne abbiamo aumentato il prezzo per spingere gli avventori a ordinare altro. Se ne parla ovunque, se ne scrive tantissimo. Poi d’un tratto inizia il declino, rapido e inesorabile. Negli anni Venti, in pieno proibizionismo, è già richiesto pochissimo.

La sua ricetta compare in The Old Waldorf-Astoria Bar Book, libro pubblicato nel 1935 a firma del giornalista Albert Stevens Crockett. Il testo è una raccolta di drink che risalgono agli anni precedenti il proibizionismo, basati sul manuale del bar del Waldorf-Astoria. Insomma, una manciata di decenni dopo la nascita, il Mamie Taylor è già roba da antiquari della mixology. Tra l’altro, pure il nome dell’attrice Mayme Taylor è rapidamente caduto nell’oblio: un destino comune che sorprende.

La ricetta del Mamie Taylor cocktail

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In base a quanto scritto nel The Old Waldorf-Astoria Bar Book, per preparare un buon Mamie Taylor servono il succo spremuto di mezzo lime, un jigger di scotch whisky e una bottiglietta di ginger ale. Versare in un bicchiere collins colmo di ghiaccio, mescolare giusto un poco e il gioco è fatto.

Oggi sono ammesse alcune varianti: ginger beer al posto di ginger ale. Oppure succo di limone al posto del lime. È concessa una scorza come guarnizione. La scelta del whisky è libera, ma se ne consiglia uno con un profilo organolettico gagliardo, per reggere il confronto gustativo con lo zenzero.