Articolo di Marco Torcasio
Le note diventano vive, l’atmosfera si carica di energia, il tintinnio dei bicchieri risuona. Attorno al bancone di un bar possono nascere format d’intrattenimento a base di ottimi cocktail ma anche di musica dal vivo, performance canore, veri e propri dj set. Il richiamo a corte si fa irresistibile per gli ospiti quando l’alchimia della mixology abbraccia armonicamente il soft blues, il jazz, la house o la techno persino.
Marco Tavernese, una carriera nella mixology
Lo sa bene un cultore del bere raffinato e della buona musica come Marco Tavernese, che sull’arte della miscelazione – di alcolici e di suoni – ci ha costruito una carriera. «Mi sono avvicinato al settore beverage in maniera del tutto casuale quando avevo sedici anni, lavorando come cameriere al bar di paese durante la stagione estiva», racconta. «Ai tempi il mondo cocktail non era ancora esploso e la mixology per come la conosciamo oggi non esisteva. Ricordo però di aver amato sin da subito il contatto con la sala». Nato a Pueblo Libre, distretto della città di Lima, cresciuto in Canada – dove il padre si era trasferito per lavorare – e poi approdato in Italia, nella provincia di Reggio Calabria, Tavernese ha iniziato a educarsi al buon bere in modo insolito.
L’incontro con la musica
«Il primissimo contatto con la musica è stato grazie a mio padre che in casa ascoltava i grandi cantautori italiani. Poi, durante gli anni degli studi di architettura, ho scoperto la musica techno e deep partecipando alle feste universitarie, maturando via via un serio interesse per i dj internazionali e in particolare per la scena di Ibiza. Allo stesso tempo ero molto attratto dalla figura del bartender che, alla stregua di un dj, durante le serate sapeva come catalizzare l’attenzione. Ho iniziato a cimentarmi con la miscelazione quasi per gioco. All’inizio ho lavorato d’improvvisazione ma poi ho deciso di seguire un corso di flair bartending per acquisire la giusta tecnica per la preparazione e la presentazione di un buon cocktail. In quegli anni iniziavano a nascere i social network e guardando i video di maestri come Alex Kratena, Simone Caporale e Salvatore Calabrese su YouTube ho scoperto l’esistenza di una vera e propria bibliografia del bar e da lì mi si è aperto un mondo».
L’arte della mixology diventa cosa seria per Tavernese quando a notare il suo curriculum è Guglielmo Miriello che lo chiama a Milano per lavorare al suo fianco al Dry. «Quell’esperienza mi ha consentito di consolidare le mie competenze ma soprattutto di nutrire la mia grande curiosità nei confronti del mondo bar e della musica. L’accompagnamento musicale armonico infatti è stato ed è tuttora parte integrante di quel concept.
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