Ci sono cocktail che sbocciano grazie a una nota dolce e in questi casi il miele può giocare un ruolo fondamentale. Anche perché non è un semplice sostituto dello zucchero, del tipo che l’uno vale l’altro: può arricchire una miscela in modi assolutamente stimolanti. La prova giunge da drink come il Bee’s Knees, il Gold Rush, il Penicillin e il Brown Derby.
Miele nei cocktail, perché utilizzarlo
Aggiungere miele a una ricetta ottiene tre effetti. Il primo è ovvio: rende il cocktail più dolce. Ma, seconda conseguenza, non si tratta di una dolcezza neutra: ogni miele ha il proprio profilo organolettico e, dunque, cambiano le note floreali apportate al drink.
Infine, il miele modifica la consistenza rendendola leggermente più densa. Un dettaglio tutt’altro che trascurabile, perché la sensazione palatale è parte integrante dell’esperienza complessiva di una bevuta.
Scegliere il tipo di miele nei cocktail
Va da sé che la scelta del miele è essenziale, perché ogni tipologia produrrà sapori e aromi peculiari. Per esempio, il miele di castagno si sposa bene con un Hot Toddy a base di whisky, mentre quello ai fiori d’arancio si esprime al meglio con vodka e gin. Il miele di grano saraceno è perfetto per accompagnare drink a base di rum o rye whiskey, e via di questo passo tra mille varianti.
A proposito di queste ultime, la laurea in mixology si guadagna padroneggiando i mieli acquistati direttamente dagli apicoltori: il gusto sarà influenzato dai prati e dagli alberi vicini agli alveari, oltre che dalla stagione della raccolta. Bisognerà assaggiare con attenzione e farlo a più riprese. Ma niente panico: chi inizia a muovere i primi passi nella miscelazione sappia che il miele di trifoglio è molto democratico e si sposa bene con ogni ingrediente.
Come utilizzare il miele: lo sciroppo
C’è una controindicazione, all’uso del miele: la sua tendenza a cristallizzare in presenza di determinate temperature e tassi di umidità. È il motivo per cui si sconsiglia di inserirlo in uno shaker insieme a tutti gli altri ingredienti: si otterrebbe un’immediata cristallizzazione, quindi nessun amalgama e dunque un cocktail mal fatto.
Una soluzione è aggiungerlo a posteriori o come primo elemento. In entrambi i casi con un bar spoon, mescolando gentilmente fino a dissolverlo. L’alternativa è ricorrere allo sciroppo di miele, cioè sciogliendo il miele in acqua tiepida e poi facendo raffreddare la mistura.
La quantità d’acqua utilizzata ne modifica ovviamente il potere dolcificante, influisce sulla diluizione del cocktail e sulla consistenza. Però consente di giocare con tè e tisaneal posto dell’acqua, allo scopo di moltiplicare la ricchezza organolettica dello sciroppo. Con un minimo di accortezza le possibilità sono pressoché infinite.
Bee’s Knees con il miele
Il Bee’s Knees è un cocktail nato durante il Proibizionismo, forse per mano del bartender Frank Meier o forse per merito di Margaret Brown (donna dell’alta società statunitense): di preciso non si sa. Il nome non ha niente a che fare con le ginocchia delle api: bee’s knees era un termine gergale per definire qualcosa di eccellente, fuori dalla norma, il meglio del meglio.
La ricetta è certificata dall’IBA. Prevede di mescolare in uno shaker 2 cucchiaini di sciroppo di miele in 22,5 millilitri di succo di limone e altrettanti millilitri di succo d’arancia. Poi aggiungere 52,5 millilitri di dry gin, ghiaccio a cubetti e agitare per bene prima di filtrare in un bicchiere da cocktail. La garnish è opzionale: una scorza di limone o una di arancia, a piacere.
Gold Rush, una variazione con il bourbon
Per molti versi il Gold Rush è una variazione del Bee’s Knees con il bourbon al posto del gin e un succo in meno. È stato inventato nei primi anni 2000 tra le pareti del Milk & Honey di New York City. Non si sa esattamente da chi ma è molto probabile che Sasha Petraske ci abbia messo lo zampino. In ogni caso: natali decisamente illustri.
Il Gold Rush si prepara con 60 millilitri di bourbon whiskey, 22,5 millilitri di succo di limone, 22,5 millilitri di sciroppo di miele. Inserito tutto nello shaker, basta agitare per alcuni secondi e filtrare in un bicchiere colmo di ghiaccio a cubetti, guarnendo con una scorza di limone.
Penicillin, un twist sul Gold Rush
Altra creazione del Milk & Honey, avvenuta attorno alla metà degli anni 2000, è il Penicillin. Questa volta conosciamo il nome dell’inventore: l’australiano Sam Ross. È un twist del Gold Rush fatto aggiungendo un pizzico di zenzero e sostituendo il bourbon con lo scotch whisky.
La ricetta Iba prescrive 60 millilitri di blended scotch whisky, 7,5 millilitri di Islay whisky single malt, 22.5 millilitri di succo di limone, 22,5 millilitri di sciroppo di zucchero e alcune fettine di zenzero fresco. Pestare lo zenzero in uno shaker, poi aggiungere tutti gli altri ingredienti a eccezione dell’Islay. Riempire lo shaker con ghiaccio a cubetti e agitare, poi filtrare in un bicchiere old fashioned contenente ghiaccio e versare delicatamente il single malt in modo che resti in cima al drink. Guarnizione? Un pezzetto di zenzero candito.
Miele nei cocktail: Brown Derby
Il Brown Derby nasce nel 1933, dietro al bancone del Vendôme Club di Los Angeles, ma il nome è ispirato a un altro locale. Sorgeva poco lontano ed era un edificio a forma di bombetta, capostipite della catena Brown Derby.
Secondo quanto raccontato da Dale DeGroff in The Craft of the Cocktail (2002), la ricetta originale prevedeva di mettere in uno shaker (riempito di ghiaccio) 4 parti di bourbon, 2 di succo di pompelmo appena spremuto e 1 parte di sciroppo di miele. Agitare per bene e filtrare in una coppa, guarnendo con una scorza di pompelmo.