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Quali sono i migliori cocktail bar a Bangkok

Templi, Buddha d’oro e mercati galleggianti compongono l’affascinante mosaico di Bangkok, insieme a strade congestionate dove le auto di lusso attendono pazientemente in coda insieme a taxi e tuk-tuk, mentre gli scooter sgusciano tra un veicolo e l’altro, raggiungendo velocemente ogni quartiere.

La capitale Thailandese è in fermento e, da qualche anno, offre un numero sempre maggiore di fine dining e cocktail bar di qualità. Le strade pulite della città rivelano il grande rispetto della popolazione locale che, forte della lezione del karma, tratta gli altri come vorrebbe essere trattata. Non c’è da stupirsi, quindi, se in ogni indirizzo di ospitalità non sarà mai negato un sorriso all’ospite, insieme a più di un inchino.

Tra templi e cocktail bar a Bangkok

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Cocktail di Opium Bar a base di vermouth, sake e distillato di foglie di santoreggia

Con questa prospettiva, il tour dei locali di Bangkok inizia da Opium Bar nel quartiere di Chinatown, all’ultimo piano dell’edificio di Potong, acclamato ristorante di Chef Pam. Guidato dal bar manager Matteo Cadeddu, è il luogo perfetto per gustare drink dai sapori decisi, ritrovando quelle note bitter tipiche della miscelazione all’italiana.

Appena oltre i confini di Samphanthawong si trovano due locali del geniale mixologist Niks Anuman-Rajadhon. Dopo il successo di Asia Today, cocktail bar con un focus sui mieli thailandesi, l’imprenditore ha messo a punto il concept di GOD (Genius on Drugs) dove i cocktail del menu – tutti accompagnati da specifici food pairing – hanno nomi che giocano tra sacro e profano come Rest in peach e RAmen.

Nuss Bar

Situato nell’area di Tha Tien, di fronte a dove riposa il celebre Buddha sdraiato, si trova Nuss Bar. Al piano terra dell’edificio che ospita Nusara, ristorante fine dining del pluripremiato chef Ton, questo locale ha una grande apertura vetrata su strada, da cui si scorge il bar team intento a realizzare miscele con distillati locali. Seguendo il concept “Thai Sensations” – elaborato dal mixologist e imprenditore thailandese Ronnaporn Kanivichaporn – gli ospiti possono assaggiare quattro signature drink stagionali come il Tu-Rian Colada, realizzato con un distillato di ananas miscelato a whisky, liquore alla vaniglia e durian cotto.

Mahaniyom, la perla tra i cocktail bar a Bangkok

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Cocktail Pineapple, Mahaniyom

Spostandosi più a sud e restando sulla riva destra del fiume Chao Phraya, si incontra Mahaniyom, altro locale di Kanivichaporn presente nella lista dei World’s 50 Best Bars. Decorato da una tigre al neon, vi si accede salendo al piano superiore del ristorante 100 Mahaseth. I cocktail in carta prendono il nome dal loro ingrediente principale e seguono la via della sostenibilità, evitando il più possibile gli scarti. Da provare Mango, a base di bourbon e sherry con foglie e sciroppo di mango, servito in coppetta con una cipollina caramellata e Squid, con un sake al nero di seppia che incontra vodka, mezcal, mirin e un cordiale allo zenzero.

Tropic City e Rim Bangkok

Poco distante, nel distretto creativo di Charoen Krung, si trova Tropic City, che ha riportato in auge la mixology tropicale in città, con un focus sui rum, serviti con un’atmosfera gioiosa e un’ottima selezione musicale. Spostandosi nel quartiere commerciale ricco di grattacieli extra lusso di Sathorn, Rim Bangkok – club attivo fino a tarda notte aperto da pochi mesi – è già un must per chi ama musica live e ottimi drink.

I cocktail bar d’hotel

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BKK Social Club

Qualche metro più avanti, all’interno del W Bangkok, The House on Sathorn è ospitato in un’antica residenza coloniale trasformata in hotel a metà degli anni ’20 dall’italiana Adele Staro. Oggi serve i cocktail contemporanei del bar manager Marco Dongi, come The Pina, twist sulla Piña Colada con cognac, hard seltzer al cocco e ananas sottaceto.

Restando nell’ambito dei cocktail bar d’hotel, Bkk Social Club del Four Seasons Hotel Bangkok è il primo da menzionare. Con i suoi altissimi soffitti e archi che segnano passaggi e nicchie con divanetti Chesterfield, il locale guidato dal beverage manager Philip Bischoff propone una cocktail list ispirata all’Argentina, alla città di Buenos Aires e ai personaggi che hanno reso grande il Paese. Come Hand of God, cocktail dedicato a Diego Armando Maradona e al suo goal ai mondiali del 1986 in Messico, realizzato con tequila reposado, bitter, un cordiale al cacao e vino Malbec.

Altro indirizzo da visitare, il Bamboo Bar del Mandarin Oriental Bangkok racconta una storia lunga 71 anni. Fondato nel 1953 è presto diventato un punto di riferimento in città unendo ottime miscele e musica jazz live. L’atmosfera è ancora quella degli anni Cinquanta, resa contemporanea da The Evolution, cocktail list firmata dalla bar manager Chanel Adams, capace di valorizzare materie prime locali come banana e lemongrass, con il mango verde protagonista di un twist sul Bee’s Knees insieme a gin, miele e peperoncino thai.

Anniversari e nuove aperture

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Bitter Sweet & Mint, dalla cocktail list di Dry Wave

Dry Wave Cocktail Studio è la rivelazione di Bangkok, premiato come “One to Watch”
dagli Asia’s 50 Best Bars ha un design che ricorda le forme sinuose delle onde, scaldate dall’impiego del legno.

Altra tappa consigliata per i cocktail lover, Vesper quest’anno compie il suo primo decennio. Per questo, il menu è dedicato agli ospiti che si sono seduti al bancone in questi anni, visti dalla prospettiva dei bartender. Imperdibile il Dirty Vesper, realizzato con un blend di gin e vodka, salamoia di capperi e salsa di pesce.

Della stessa proprietà anche 4th Wall, locale dal design raffinato aperto lo scorso anno nei pressi del parco Lumphini con cocktail in pendant con il look retro del bar. Per chiudere la serata in zona c’è Pickwicks Chronicles, tra i luoghi di ritrovo preferiti della industry. Lanciato da Gabriel Gliga con un concept dedicato alla novella di Charles Dickens “The Posthumous Papers of the Pickwick Club”, si divide su due livelli, ognuno con il suo bancone dedicato.

Uno spazio dove la community di Bangkok si incontra e confronta, disegnando il futuro dell’ospitalità.

Articolo tratto dal magazine di Coqtail – for fine drinkers. Ordinalo qui