Sette nuovi drink ispirati ai tarocchi realizzati insieme al bartender Oscar Quagliarini e i signature drink più iconici del Mio Lab del Park Hyatt di Milano
Se ne vedono tanti di chiromanti per strada. E forse saranno pure in tanti quelli che a un certo punto pensano: “A chi vuole darla da bere”? Il Mio Lab del Park Hyatt fa sua questa domanda, ci gioca, la fa seria e la stravolge. La rende credibile e bevibile, perché, se non scorre verità quantomeno scorre alcol.
Oscar Quagliarini crea i cocktail per il Mio Lab
Le Stelle ancora sobrie, un Appeso al bordo del bicchiere, La Luna che ha sete, una Papessa dal sorso di velluto (di liquore allo zenzero). Sono solo alcuni dei 7 nuovi arcani della drink list del Mio Lab realizzata insieme al visionario Oscar Quagliarini, il bartender che ragiona di pancia e di naso, che annusa i gusti e gusta gli odori. Un talento che col tempo diviene incredibilmente rarefatto mentre riempie i bicchieri e da’ loro un nome.
E ne da’ addirittura un retrogusto inedito, dalla persistenza agrumata a cui si arrampica un accenno di genziana: un bitter home-made centrato sulle arance più succose e sui pompelmi rosa e gialli, preparato presso il laboratorio Le Garagiste che Quagliarini stesso ha insieme a Romano Bonacorsi. Il bitter porta uno dei nuovi cocktail in carta ad essere un arcano graditissimo, dal sorso sicuro più che enigmatico.
Un food pairing… stellato!
I 7 nuovi drink del Mio Lab ispirati ai tarocchi si possono gustare durante la leggerezza di un aperitivo nel dehors del Park Hyatt in abbinamento alle tapas dello chef stellato Andrea Aprea. Sono beverini, estivi, floreali e fruttati. Tenaci come la stagione che dopotutto regala un’aria di vacanza anche a quell’esplosione urbana che è Milano. Con la sua dote (più che) naturale di regalare freschezza, il lime è un ingrediente quasi sempre ricorrente nella nuova drink list del Mio Lab.
L’intesa è una fusione ed è azzeccata quella che scorre tra Quagliarini e i professionisti dietro al bancone del locale all’interno dell’hotel a cinque stelle, capeggiati dal bartender Alessandro Iacobucci Vitoni. C’è un po’ di biografia all’interno dei signature drink che si propongono come risposta sicura a quelli ispirati ai tarocchi che nel mixing glass ci mettono distillati, aromi, destino e quesiti.
Il Bar Manager del Mio Lab Alessandro Iacobucci Vitoni
Alessandro Iacobucci Vitoni è infatti originario dell’Etiopia, terra innanzitutto di profumi: la passione per le spezie lo spinge a metterne un’intera collezione al servizio di alcuni dei drink più iconici del Mio Lab come i Bloodies. 20 pepi e sali differenti per un Bloody Mary con passata di pomodoro rossa oppure gialla. Al contrario dei tarocchi, ogni cliente è artefice del proprio destino –anzi, del proprio drink perché può personalizzarlo con il suo pizzico di sale e pepe preferito.
Non manca il Mr. Smith, quel luxury Negroni realizzato con un whiskey invecchiato ben 18 anni, Campari, Vermouth Antica Formula, soda e sherry dry. La miscela viene riposa in barrique per un mese.
La drink list del Mio Lab al Park Hyatt di Milano
Ecco alcuni dei cocktail della nuova drink list 2019 del Mio Lab ispirata ai tarocchi che abbiamo provato per voi. Le illustrazioni sul menu sono state realizzate dal (bravissimo) Sergio Gerasi: proprio come un bartender miscela distillati e sapori, l’artista ha mescolato riferimenti che illustrano la storia dei cocktail alla bellezza degli astri, dei matti e del sole.
La Luna
Un sorso pieno, proprio come lo è la luna nelle sere d’estate. Il drink è un vermouth che annuisce più volte: c’è il Q Vermouth dry e il Q Vermouth bianco. Bianco e candido anche il bitter che potenzia il drink a base di whiskey scozzese. Al bancone si presenta semplice e rotondo. Un cielo liquido decorato da uno spicchio curvo e giallo. Come una mezzaluna che sorride a chi la beve.
Papessa
Una sfumata di rosso su un cerchio di velluto che all’assaggio pizzica ma piace. Un sorso regale, a cui ci si inginocchia col palato. Il drink Papessa è complesso, dolcemente aspro, sulle labbra morbido per via della schiuma rotonda che quasi fuoriesce dalla coppa in cui è servito. Succo di melograno e succo di lime saldano la convivenza nello stesso bicchiere insieme a vodka e triple sec.
Il Matto
La pazzia è tenace, non tramonta. Anche se il drink stesso ha l’esatto colore del tramonto. La pazzia è sofisticata, ecco perché nel drink c’è traccia di champagne. C’è anche il gin ma non è un French 75: pazzo chi lo confonde! L’amarezza del lime è adulata dal liquore alla rosa Palent. Un drink floreale e fresco, al contrario del suo colore caldo.
Il Sole
Neanche una tempera o un pastello saprebbe essere più colorato del Sole, drink giallo. Alla milanese, perché c’è il gin allo zafferano. È cremoso ma non scotta, ha il sentore della terra dove cresce il pomodoro giallo più bello e maturo che arricchisce un drink che quasi ci fa abbronzare con un sorso. Per fortuna non litiga col lime –anche se tra i due litiganti il terzo (e il quarto) godono: la tintura di yuzu e il berberé.