Ama il classico ma è anticonvenzionale, veste in bianco e nero ma pensa a colori. Niccolò Avanzi, mixology specialist di Torre, ristorante e cocktail bar al sesto piano dell’edificio di Fondazione Prada a Milano, è un sostenitore dell’essenziale.
Niccolò Avanzi fra arte e musica
«Sono un codice binario, mi piace esprimermi così». Una passione viscerale per il mondo dell’arte e della musica – ha composto tre dischi – canalizzano la sua creatività quando non è al bancone, aggiungendo layer di complessità al suo mondo, fatto di angoli di comfort in cui si rifugia prima di andare in scena all’ora dell’aperitivo, quando i clienti si siedono al bancone e il rito dell’ospitalità prende vita.
«Ho un animo da artista, ma allo stesso tempo sono calcolatore e perfezionista quando devo creare un drink. D’altronde le ricette sono matematica, quello che fa la differenza è chi le prepara e il modo in cui le serve», racconta Avanzi, che dopo gli studi tecnici è volato a Londra per lavorare nel mondo della moda, tornando poi sul Lago di Garda per una stagione e iniziare la carriera da mixologist a Brescia, da Oh! Ficomaeco.
L’esperienza da Torre di Fondazione Prada a Milano
Un percorso in ascesa grazie alla vittoria della Nikka Perfect Serve competition gli ha spianato la strada per un’esperienza in Terrazza Gallia a Milano, seguita dal trasferimento da Marchesi 1824 in Montenapoleone nel 2018, prima dell’apertura di Torre, suo avamposto fin dall’inaugurazione.
«In questi sei anni il locale è cambiato profondamente, siamo cresciuti insieme», dice Avanzi, che lavora a braccetto con lo chef Lorenzo Lunghi – per cui non smette mai di esprimere la sua profonda stima – mettendo sapori e tecniche della cucina al servizio del bar.
«Abbiamo fidelizzato una clientela di appassionati del buon bere che si lascia consigliare e ci permette di aprirci ed esprimere noi stessi. Ovviamente partiamo dalle basi: un drink deve essere eseguito correttamente, con prodotti di qualità e le giuste tecniche, ma secondo me rappresenta solo una minima parte dell’esperienza al bar. L’empatia è molto più importante ed entrare in connessione con l’ospite è la cosa che mi dà più soddisfazione. Ogni giorno è diverso, incontro persone interessanti a cui lascio qualcosa e che, a loro volta, arricchiscono anche me», continua il mixologist.
Le ispirazioni di Niccolò Avanzi
Non c’è una regola fissa nella creatività di Niccolò e l’ispirazione per un drink, di solito, arriva assaggiando un ingrediente e lavorando alle sue connessioni, «come quando compongo una canzone. Appoggio le mani sul pianoforte e, se sento dei suoni che mi piacciono, mi fermo e capisco. Aggiungo, tolgo, abbino. Se ci metto troppo, lascio da parte e riprendo il discorso dopo qualche giorno, con la mente libera».
Il punto di partenza sono sempre i classici, «a cui mi ispiro. Se un Negroni viene bevuto da più di cento anni ci sarà un motivo», ribadisce Avanzi, che insieme al team di Torre ha messo insieme un menu che privilegia gli aperitivi.
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Foto di Julie Couder, riproduzione vietata