“Per definizione, il poitín è illegale e non può essere venduto”: se lo troviamo alla luce del sole, “in un aeroporto oppure in un bar”, siamo di fronte “a un semplice alcolico irlandese bianco e in regola con le tasse”. Sono parole di Charles MacLean, autorevolissimo esperto di whisky.
La natura clandestina di questo distillato rende complicato ricostruirne la storia e indicarne con esattezza le caratteristiche. Ne esiste però una versione a norma di legge, nonostante gli strali di MacLean, e ciò aiuta a orientarsi.
Cos’è il Poitín
Una cosa indiscutibile è che parliamo di un distillato. La parola poitín è il diminutivo della parola irlandese “pota”, che indica un piccolo pot still (cioè un alambicco). Su cosa si distillasse in origine c’è discussione: alcuni ipotizzano che fosse malto, altri patate. Nel primo caso il poitín è considerato l’antenato dei whiskey irlandesi, nel secondo è indicato come la vodka d’Irlanda.
La legislazione attualmente in vigore afferma che l’Irish Poitín, o Irish Poteen, è un distillato “tradizionalmente preparato, fermentato e distillato a partire da cereali, grano, barbabietola, melassa e patate”. Più inclusivo di così si muore. Del resto, la legge in questione ha tentato di mettere ordine in una pratica antichissima e variegata, senza violentare la tradizione e nel contempo segnalando ai produttori odierni quali confini non possono oltrepassare.
Da qui una certa larghezza di manica. Per esempio, la gradazione alcolicapuò essere compresa fra 40% e 90%. E, in fase di macerazione, è consentita l’aggiunta di “mele, pere, frutti di bosco compresi mirtilli, menta, trifoglio selvatico, zenzero e altre piante autoctone fino al 10% del prodotto”.
La distillazione può avvenire in piccoli pot still, in ossequio alla consuetudine secolare, ma è accettato l’uso di altri alambicchi, anche continui. Esistono però due limitazioni fondamentali. La prima è che non sono permessi trattamenti successivi alla distillazione, fatta eccezione per la diluizione: per esempio non può esserci la filtrazione con carboni. Inoltre, secondo obbligo per i produttori, il poitín non può affinare in botte: il liquido deve restare chiaro.
La storia
È facile immaginare che la confusione intorno al poitín della tradizione derivi da un’analoga fumosità della sua storia. E infatti qui si va a tentoni: a seconda delle fonti, le originisono datate nel I secolo, nel VI, nel XV o addirittura nel XVII (in quest’ultimo caso se vale la teoria delle patate come materia prima iniziale).
A prescindere dalla datazione, pare accertato che la produzione fosse in larga parte domestica o poco più. Insomma: ognuno faceva per sé e, al massimo, un pub faceva per qualche decina di clienti. Tutto questo si scontrava con i tentativi della corona inglese di regolamentare la produzione di alcolici distillati.
Un provvedimento in particolare segnò la storia del poitín: nel 1661 re Carlo II introdusse una tassa sugli spiriti irlandesi e dichiarò illegali quelli realizzati senza regolare licenza. Un sacco di persone si svegliarono scoprendo di essere diventati criminali: moltissime fecero spallucce e continuarono a imbottigliare come niente fosse.
Tra l’altro, la vastità delle materie prime tradizionali è anche conseguenza del tentativo di aggirare la legge: se i cereali venivano tassati, allora di distillavano patate oppure melassa. E così via. Bisogna attendere la fine del XX secolo per assistere a una progressiva legalizzazione del poitín. I provvedimenti del 1987 e del 1997 condussero a quelli che oggi fanno testo, datati 2008 e 2019. Sono tratti da quest’ultimo i virgolettati di qualche paragrafo fa.
Come si beve il poitín
Il poitín si può bere liscio oppure on the rocks e la sua versatilità lo rende un ingrediente interessante per i cocktail. L’importante, in quest’ultimo caso, è fare attenzione al gusto specifico della bottiglia che vogliamo utilizzare: le molte variabili possibili, in fase di produzione, conducono a spiriti piuttosto diversi gli uni dagli altri.
Se vogliamo prendere per buona l’affermazione di Charles MacLean con la quale abbiamo iniziato, cioè che l’unico poitín è quello illegale, bisogna però stare attenti. Pare che in Irlanda non sia difficile trovarne di casalingo e fuori dalle regole: da un “si dice” all’altro è facile identificare il pub che lo vende sottobanco. Meglio però accertarsi che sia stato distillato come si deve, eliminando le parti dannose per la salute.