Fra gli alcolici messicani poco conosciuti c’è il pox. Un distillato antico, decisamente meno noto di bacanora, raicilla e sotol, che pure non sono certo delle superstar paragonabili a tequila e mezcal. Insomma, siamo di fronte a una chicca rara.
Che cos’è il pox
Il pox è un distillato prodotto a partire da un miscuglio di mais, grano e canna da zucchero. Ha un’origine artigianale e, per quanto il suo mercato sia in crescita, non è ancora stato regolamentato da un disciplinare stringente.
Questo significa che esistono pox molto diversi fra loro, per gradazione alcolica e numero di passaggi in alambicco. Abbiamo pox con titolo alcolometrico attorno ai 19-20 gradi, e altri che superano i 50. Ci sono quelli imbottigliati dopo una singola distillazione e quelli che ne fanno due. Non solo: capita di trovarne con ingredienti aggiunti, come l’ibisco, oppure a base esclusivamente di mais (in ossequio alle usanze più antiche).
Un po’ di storia del pox
Questo distillato nasce centinaia di anni fa, tra i Maya Tzotzil: gruppo etnico che discende direttamente dai Maya ed è diffuso nella regione del Chiapas, in Messico meridionale. Nella loro lingua, la parola pox (la pronuncia è simile a quella dell’inglese posh) significa medicina. Originariamente era utilizzato nel corso delle cerimonie religiose: si pensava che rivelasse le connessioni fra tutti gli individui e il mondo che li circonda.
Secondo i beninformati, inizialmente era una bevanda di mais fermentato: nel corso del tempo gli ingredienti sono aumentati e la lavorazione è cambiata, anche se ancora oggi c’è chi conserva l’usanza di iniziare la distillazione in corrispondenza della luna nuova.
L’ingresso nel mercato internazionale
Di recente un paio di fatti hanno impresso un’accelerazione alla storia del pox. Il primo: nel 2010, a San Cristóbal de las Casas (capitale culturale del Chiapas), Julio de la Cruz ha aperto Poshería, vale a dire il primo bar con un menu incentrato sul pox.
Due anni più tardi ecco il secondo momento dell’accelerata: il governo messicano ha concesso una certificazione al distillato tradizionale (pur lasciando maglie molto larghe in termini di disciplinare) e ne ha consentito la vendita anche al di fuori del Chiapas. Da qui l’inizio di una lenta affermazione internazionale.
Come si degusta il pox
Dicevamo che esistono molte ricette di pox, e questo implica una grande varietà di sapori. Quindi, di possibili utilizzi. Le versioni più diffuse nascono da una miscela di mais, grano e canna da zucchero: in linea di massima hanno un corpo leggero e un gusto pulito, con lo zucchero che conferisce note simili a quelle di un rum agricolo. Motivo per cui il pox può essere utilizzato nei cocktail tiki, in sostituzione del rum.
Chi volesse bere il pox come fanno gli abitanti del Chiapas dovrà mettere da parte i drink e gustarlo liscio, accompagnato da fette d’arancia spolverate con fondi di caffè e pezzettini di cacao. Un’esperienza quasi impossibile, qui in Italia, dove il pox è praticamente introvabile. Meglio dunque andare in Messico, meglio ancora sedendosi al bancone della Poshería, oppure cercarlo in California e Texas (dove si sta diffondendo).