Pare fosse il drink preferito di Marlon Brando. Secco ma anche dolce, senza garnish ma con le giuste mezze misure
Se vi piacciono i drink e vi piace il cinema, il Godfather cocktail è quello giusto.
Potete capirlo già dal nome, che tradotto in italiano ci rimanda a quel vecchio film con Marlon Brando che –a quanto pare- era fan sfegatato di questo drink.
“Il Padrino” ci dà il suo permesso per berlo, per lodarlo e per apprezzarlo. Ma c’è una cosa che non ci è dato sapere del drink –ovvero la sua provenienza.
Dove nasce il Godfather cocktail
Le voci corrono anche nel mondo della mixology e sulla storia del Godfather cocktail ci sono diverse teorie. C’è chi pensa il drink sia un’invenzione del bartender Donato “Duke” Antone, un italo-americano che lo preparò per la prima volta a Los Angeles.
E chi, chiaramente, avvalora la tesi secondo cui questo fosse il drink preferito di Marlon Brando e che quindi abbia un nome che rimandi all’Italia e a uno dei suoi capolavori cinematografici: il Padrino –il cui personaggio è interpretato dall’attore sopra citato.
Parliamo di un cocktail che va rigorosamente consumato after dinner, quando nessuno ci può disturbare. Perché after dinner tutto deve accadere lento, si deve riposare e noi non possiamo che assecondare la calma di un buon drink, la luce fioca e qualche chiacchiera rilassata con gli amici di sempre.
Un cocktail Old School… a prova di gangster!
Il Godfather cocktail appartiene alla Trilogia Criminale –nonché i drink old school, insieme al White Russian e al Rusty Nail (a cui, nei fatti, un po’ somiglia).
Ad essere più precisi, il Godfather appartiene alla categoria dei cocktail gangster, nella classe Duo: si tratta di tutti quei drink che miscelano due ingredienti alcolici: un liquore e un distillato. Non fa una piega. Il Godfather tira a sé, nel bicchiere in cui è servito, due icone beverage a cui dobbiamo un inchino: Scotch whisky e liquore all’amaretto –un capolavoro tutto italiano.
Non perdiamoci in chiacchiere –soprattutto perché al momento non ci troviamo né al tavolino di un bar né con il drink tra le mani: passiamo ai fatti.
Ecco la ricetta del Godfather cocktail
Il drink ha un nome forbito, corposo, sembra quasi suggerirci che fa sul serio. Il Godfather però è un cocktail di una facilità e velocità di preparazione senza eguali.
Ecco perché potrete state certi che nessuno mai, dietro al bancone, si rifiuterà di prepararvelo. Fino al fondo del bicchiere, il drink preserva un notevole equilibrio di sapori alcolici tra la secchezza del whisky e la dolcezza più gentile del liquore all’amaretto.
Ingredienti
35 ml scotch whisky
35 ml liquore all’amaretto
Procedimento
All’interno del tumbler basso (o bicchiere old fashioned) in cui è servito, basterà far scorrere, tra i cubetti di ghiaccio, i due ingredienti e miscelarli con un bar spoon. Il drink non ha garnish –ma c’è a chi sfugge volentieri una scorzetta d’arancia o una ciliegia candita.
Curiosità
Del Godfather ne esistono diverse varianti. Godmother e Godchild sono due esempi che, in un certo senso, compongono una sorta di famigliola felice della mixology. Il primo sostituisce il whisky con la vodka, il Godchild invece ha una dolce aggiunta di crema di latte.
Ma non finisce qui: la generazione continua con il Godfather II –nel quale, al posto del whisky, ci si mette il bourbon. Chiedete al bancone un French connection: sì, esiste anche una variante più francese del drink, con il cognac al posto del whisky.