I cocktail bar come li conosciamo oggi non esisterebbero senza Sasha Petraske (1973-2015). Un bartender che ha trasformato la cultura del bere in quella del bere bene, e l’ha fatto grazie a un locale destinato alla leggenda.
La rivoluzione di Sasha Petraske
Tutto comincia in uno stabile del Lower East Side, a New York City, quando il 31 dicembre 1999 apre i battenti il Milk & Honey. Nella storia della mixology c’è un prima e un dopo questa data. Prima è quasi normale che i cocktail siano preparati un tanto al chilo, senza particolare attenzione agli ingredienti, spesso con l’aggiunta di coloranti artificiali. Sono drink chiassosi e richiamano una clientela coerente con lo stile. Sasha Petraske non apprezza.
La svolta del Milk & Honey
Il Milk & Honey gli consente di andare controtendenza. Recupera le ricette precedenti al proibizionismo e impone l’uso di misurini, per garantirne il rispetto. Seleziona ingredienti di prima qualità e utilizza esclusivamente ghiaccio purissimo. I cocktail sono miscelati con cura e serviti di conseguenza. Anche il locale segue questo stile: si ispira agli speakeasy, ha un’atmosfera raffinata e rilassata.
Ai clienti si chiede un comportamento adeguato: le regole della casa impongono di evitare il turpiloquio, gli schiamazzi, le risse. Le signore non devono essere importunate e solo loro, se lo desiderano, possono chiedere di essere presentate a un uomo: non viceversa. Quando si esce per tornare a casa occorre farlo in silenzio, perché c’è gente che dorme nel vicinato e non è bene disturbarla.
Attenzione alle ricette, cura degli ingredienti, atmosfera gioviale ma non molesta: caratteristiche che oggi troviamo in tantissimi cocktail bar. Tutti debitori, in un modo o nell’altro, della lezione di Sasha Petraske, che sarà fatta propria da molti.
Chi era Sasha Petraske?
Sasha nasce nel Greenwich Village di New York il 16 marzo 1973. Gran parte delle informazioni sulla sua vita si ricavano da un libro di Robert Simonson intitolato A proper drink (sottotitolo: The untold story of how a band of bartenders saved the civilized drinking world).
Grazie alle sue pagine scopriamo che la famiglia coltiva forti ideali di giustizia sociale, che Sasha abbandona gli studi all’età di 17 anni, senza diplomarsi, e inizia a viaggiare per gli Stati Uniti. Poi si arruola ed entra nel 75° reggimento Rangers, corpo d’élite dell’esercito a stelle e strisce. Dopo tre anni decide di farsi congedare il più velocemente possibile. Facile a dirsi, un po’ meno a farsi. In realtà il trucco c’è: dichiararsi omosessuale. Sasha lo fa e viene mandato a casa in tempo zero. Ha mentito, ma l’importante è che abbia raggiunto il suo scopo.
Inizia subito a frequentare il mondo della mixology e capisce rapidamente cosa gli piace e cosa invece no. Poi fonda il Milk & Honey e diventa la forza creativa dietro dozzine di locali di prestigio (primo fra tutti l’Attaboy) e la guida spirituale di bartender destinati a grandi cose.
La prematura scomparsa
Il 21 agosto 2015, a 42 anni d’età, viene trovato privo di vita nella sua casa di Hudson, cittadina dello stato di New York. Stava lavorando all’apertura di un nuovo speakeasy, a Brooklyn, e alla terza incarnazione del Milk & Honey.
Amava il Daiquiri: la prossima volta che ci sederemo al bancone di un cocktail bar, potremmo farcene preparare uno con tutti i crismi. Poi brindare a colui che ha determinato la vittoria della qualità nel mondo della mixology.