Sono tre prodotti alcolici che si sono rapidamente diffusi oltre i loro luoghi d’origine e consumo, arrivando fino a noi, piuttosto versatili, da assaporare lisci o da miscelare all’interno di alcuni drink. Ecco un approfondimento su Soju, Shochu e Sake differenze e caratteristiche comuni.
Soju, Shochu e Sake tre prodotti asiatici da scoprire
Tre emblemi della mixology asiatica, Soju, Shochu e Sake sono certamente apprezzati nei loro Paesi d’origine (Giappone, Corea, per intenderci), ma con il tempo il loro consumo e la loro diffusione sta colmando parecchi bicchieri presso i banconi di tutto il mondo.
E in effetti, noi per primi ne stiamo parlando. Anche se, se vi ricordate, non è mica la prima volta che parliamo di questi distillati e fermentati. Ciò testimonia che, l’attenzione e l’interesse per questi prodotti alcolici sia tutt’altro che passeggero. È anzi ormai ben radicato anche nel settore della mixology.
Soju, Shochu e Sake, che cosa sono
Hanno in comune il continente d’origine e provenienza, l’Asia. Eppure, Soju, Shochu e Sake hanno delle differenze che riguardano materie prime, metodologie di produzione, origini più o meno antiche e molto altro.
Oggi vogliamo condividerle con voi. Di seguito, troverete una sorta di scheda anagrafica (decisamente alcolica) dei tre distillati e fermentati: Soju, Shochu e Sake. Una panoramica dettagliata che vi permetterà di capirne le differenze.
Non mancheranno alcuni preziosi suggerimenti su com’è meglio gustare i tre prodotti una volta che li ordinerete nel vostro locale preferito.
Soju
Lo Soju è un distillato originariamente prodotto in Corea e che si ricava dal riso. Poiché durante la guerra in Corea la distillazione fatta a partire dal riso era vietata, i mastri distillatori ricavarono il prodotto da altre materie prime tra cui tapioca, patate dolci e grano. Il suo sapore è molto neutro, proprio come la vodka -tuttavia, rispetto al distillato russo, la sua gradazione alcolica è almeno la metà, compresa tra 20 e 34 per cento in volume alcolico.
Lo Soju non è considerato uno spirito dappertutto nel mondo: per esempio, in California e a New York, il distillato che ha una percentuale alcolica inferiore al 24% è venduto con la stessa licenza di una birra o del vino, molto più facile da ottenere (per locali e ristoratori) rispetto alla licenza per la vendita dei liquori.
Comunque, consigliamo di consumare lo Soju in accompagnamento al cibo, proprio come si fa col vino. Il distillato è bevuto soprattutto liscio, anche se è utilizzato come base nella preparazione di alcuni cocktail, per esempio lo Soju Bomb, sulla base del Sake Bomb. Si tratta di una miscela a base del distillato coreano e birra.
Shochu
Nato e prodotto in Giappone almeno 500 anni fa, lo Shochu è un distillato a gradazione alcolica moderata -vale a dire con una percentuale anticipata dai numeri 25 e 30.
Esistono differenti tipologie di Shochu in base alle materie prime da cui parte il processo di distillazione: orzo, riso o patata dolce. Chiaramente, in base al tipo di materia prima utilizzata, lo Shochu avrà un gusto via via differente.
Con honkaku schochu si fa riferimento al top di gamma a livello di qualità -e che comprende una singola distillazione. Come utilizzare questo distillato in mixology? Sicuramente, potete provare a ordinare o a realizzare voi stessi, bartender amatoriali, il vostro Martini cocktail o il vostro Negroni sostituendo i loro distillati base con lo Shochu.
Altrimenti, vi consigliamo di assaggiare lo Shochu on the rocks, diluito con un po’ d’acqua o con del succo di frutta: la gradazione alcolica, vi avvisiamo, scenderà notevolmente, piazzandosi tra ii 12% e il 15%. Da provare anche con delle bollicine, ad esempio con un prosecco.
Sake
Il Sake giapponese è forse il prodotto beverage più conosciuto ed esperito rispetto agli altri due. Gode di una certa fama, comunemente consumato durante i pasti giapponesi tradizionali. In Italia, così come in altre parti del mondo (non in Giappone), il Sake accompagna molto spesso i piatti a base di sushi.
Il Sake può essere bevuto freddo oppure caldo -generalmente il Sake di più bassa qualità è bevuto riscaldato. Tuttavia, vi sveliamo che il consumo migliore è quello a temperatura ambiente.
A chi tende a confondere il Sake con un vino di riso, diremo che è anzi molto più simile a un prodotto davvero apprezzato nel mondo beverage: la birra. Che è un alcolico fermentato.
Il Sake è un fermentato di riso, nel suo processo di produzione sono impiegati lieviti e le muffe provenienti dal koji -quest’ultimo nella seconda fase di fermentazione. Alcuni Sake hanno una colorazione più torbida e bianca, altri invece sono più chiari e trasparenti.
Esiste un metro di valutazione del gusto, il Sake Meter Value -riportato anche sulle etichette del fermentato di riso- la cui scala numerica va da -15 a +15: man mano che il gusto del Sake si fa più secco, aumenterà il numero.
Soju, Shochu e Sake, differenze
Ebbene, quali sono quindi le differenze tra questi tre prodotti del beverage asiatico?
Lo Soju è prodotto in Corea, Sake e Shochu e sono invece giapponesi. Inoltre, i primi due sono distillati, il Sake è invece un fermentato di riso.
Il Sake è sicuramente il più noto dei tre prodotti -tutti a gradazione alcolica moderata-, mentre Soju e Shochu sono sicuramente più antichi.
Le differenze riguardano poi soprattutto le esperienze di consumo: se lo Shochu si apprezza meglio da solo, on the rocks, Soju e Sake possono anche accompagnare i pasti.
Se eravate curiosi a proposito della mixology asiatica, ma ancora non sapevate da che parte cominciare, ci auguriamo che questa news possa essere per voi un buon inizio.