Che cosa rende speciale un distillato? Nel caso di Tatau Gin, creato nel 2023 in Istria, è l’incontro tra l’arte della distillazione e quella del tatuaggio. Nato dalla collaborazione tra due imprenditori e il tatuatore Pietro Sedda, questo gin si distingue per il suo colore naturale al nero di seppia, e un’etichetta artistica destinata a non passare inosservata. Prodotto in modo sostenibile con dodici botaniche, sta conquistando il mercato europeo con una produzione limitata di 5-6 mila bottiglie per il 2024.
Le origini di Tatau Gin
Il gin non è più solo un distillato. È diventato terreno di sperimentazione dove piccoli produttori sfidano le convenzioni, giocando con botaniche insolite, tecniche di distillazione alternative e presentazioni sorprendenti. Il mondo della distillazione artigianale sta vivendo una rinascita creativa che trasforma ogni bottiglia di distillato in un racconto unico. E il gin ne è ancora protagonista.
È in questo scenario che si inserisce la storia di una distilleria istriana, dove una coppia di imprenditori ha deciso di unire due mondi apparentemente distanti: i distillati e l’arte del tatuaggio. La storia di Tatau Gin inizia nel 2019, quando Paolo Sciavartini e Marin Maras fondano Imagine Spirits, ma è nell’estate del 2023 che nasce l’idea di creare qualcosa di particolare: un gin al nero di seppia che omaggia l’arte millenaria del tatuaggio.
L’incontro con Pietro Sedda
Sciavartini-Maras decidono di realizzare un gin che ricorda l’inchiostro e il mondo delle rappresentazioni vittoriane. «Non ho tatuaggi», racconta Paolo, «però mi piacciono molto quelli artistici, quelli dove c’è una storia, un soggetto specifico». È così che inizia la ricerca di un artista che possa tradurre questa visione in realtà. La scelta cade su Pietro Sedda, celebre tatuatore internazionale noto per il suo stile distintivo che fonde realismo e surrealismo. «Ho mandato una mail a Pietro, ma pensavo che non mi avrebbe mai risposto», confessa Paolo. «Io, una piccola distilleria, lui che collabora con marchi internazionali e sfila alla Fashion Week di Milano». Invece, la risposta arriva il giorno dopo e l’incontro nello studio milanese di Sedda segna il principio di una collaborazione sorprendente. «Ci siamo trovati subito in sintonia», prosegue Paolo, «anche se non avevamo quasi nulla in comune. In mezz’ora Pietro aveva già un’idea chiara per l’etichetta».
L’arte dell’etichetta di Tatau Gin
L’artista, di origini sarde, si ispira alle tavole anatomiche vittoriane che decorano il suo studio, creando un’illustrazione ad acquarello dove un uomo dell’800 si trasforma in una tela vivente, decorata con balene, meduse, polipi e simboli esoterici. È proprio Sedda a suggerire il nome “Tatau” invece di “Tattoo”: «È il termine polinesiano originale», spiega ancora l’ideatore di Tatau Gin. «Quando gli inglesi arrivarono nelle isole, il suono ‘tatau tatau’ prodotto dalle bacchette durante il tatuaggio che dava origine alla parola viene trasformato nel termine che tutti conosciamo come ‘tattoo’».
Sostenibilità e produzione
Ma Tatau Gin non è solo estetica. La distilleria, costruita secondo rigorosi standard ecologici, non utilizza combustibili fossili e l’elettricità proviene da pannelli fotovoltaici. Il processo di distillazione avviene in piccoli lotti, utilizzando un alambicco di rame fatto a mano e progettato internamente.
Una ricetta unica
La sfida più grande? Ottenere il colore nero in modo naturale. «Il nero solubile in alcol non esiste», spiega Paolo. «Tutti i neri che esistono sono densi, vengono dal carbone». La soluzione, quindi, arriva dal mare: nero di seppia sardo e alga spirulina. «La combinazione crea quella tonalità nero-bluastra che ricorda l’inchiostro dei tatuaggi», aggiunge.
La ricetta comprende dodici botaniche, tra cui ginepro, coriandolo, radice di giaggiolo, angelica, pepe rosa, cardamomo, buccia d’arancia e camomilla. Note morbide arrivano da mandorle e foglie d’olivo. «Non usiamo zuccheri né essenze», sottolinea Paolo. «La doppia infusione a vapore rende tutto naturalmente soft».
L’etichetta come opera d’arte
E poi c’è l’etichetta, stampata su carta Favini (70% bambù, 30% acqua riciclata) da una tipografia artigianale del Piave, che è essa stessa un’opera d’arte. «Ogni volta che la guardo trovo un nuovo dettaglio», confida Paolo. «Un tentacolo, un occhio, dei simboli che Pietro chiama ‘semi grafici magici’».
Il futuro di Tatau Gin
Con una produzione prevista di 6 mila bottiglie per il 2024, Tatau Gin sta conquistando mercati oltre l’Italia: Germania, Regno Unito, Portogallo e Nord Europa, dove la cultura del tatuaggio è particolarmente forte. Come questa arte lascia un segno indelebile sulla pelle, così Tatau Gin ambisce a lasciare un’impronta duratura nel mondo dei distillati, dimostrando che quando l’artigianato incontra l’arte, nascono creazioni destinate a durare nel tempo.
Immagini courtesy Tatau Gin