Due cocktail bar, un’unica anima: da una parte The Bar in Front of the Bar, dall’altra Rumble in the Jungle. Medesima location, gestione congiunta, uno spazio che guarda la strada e l’altro nascosto all’interno. Soluzione che ha convinto la clientela e ha saputo imporsi velocemente all’attenzione internazionale.
The Bar in Front of the Bar
Ci troviamo ad Atene, a due passi dall’acropoli. È il 2022 e tre amici stanno lavorando all’apertura del loro speakeasy. Sono Alexandros Tselepis, Konstantinos Theodorakopoulos e Simeon Papanikolaou. Hanno esperienza nel settore e sanno che ci vorrà un po’ prima di concludere i lavori e iniziare ad accogliere la clientela.
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Nell’attesa, decidono di ammazzare il tempo utilizzando lo spazio davanti al futuro locale. L’idea è creare uno street bar che sia agile e facile da gestire. Niente posti all’interno, perché di fatto un interno non c’è: hanno spazio giusto per un bancone spartano e per offrire una ridotta selezione di cocktail. Le pareti sono arredate con scritte ironiche e che cambiano spesso. Per esempio: «Diamo da bere anche agli umani» oppure «ecco qualcosa di cui parlare in terapia». I clienti stanno fuori, in piedi o approfittando di una manciata di sedie posizionate lungo la strada.
Il successo dello street bar
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I mezzi sono pochi, insomma, però sono impreziositi da serietà e competenza: i drink sono fatti come si deve e cambiano quotidianamente per garantire varietà, pur nella limitatezza delle opzioni giornaliere. Il successo giunge di conseguenza: «Il bar è diventato così popolare e ci è piaciuto così tanto il concept che abbiamo deciso di tenerlo come bar principale e come ingresso al bar dietro il bar», parola di Alexandros e Konstantinos.
Insomma, il Bar in Front of the Bar sarebbe dovuto durare poco, invece è rimasto. E ora fa da anticamera al Rumble in the Jungle.
Rumble in the Jungle
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Il nome Rumble in the Jungle è un esplicito riferimento a uno dei più importanti incontri di boxe della storia, quello che si tenne a Kinshasa, nell’odierna Repubblica Democratica del Congo. Data: 30 ottobre 1974. A un angolo del ring il campione dei pesi massimi George Foreman. Nell’altro angolo l’ex campione Muhammad Ali, intenzionato a riconquistare il titolo.
Gli interni sono arredati con luci al neon e un design tropicale che contrasta con la schiettezza del Bar in Front of the Bar. Sotto sotto, però, lo spirito è lo stesso. Dice Konstantinos Theodorakopoulos: «L’ospitalità è profondamente radicata nella nostra eredità, tramandata di generazione in generazione dai nostri genitori e nonni. I greci sono famosi per la loro philoxenia, un concetto scolpito nel significato letterale della parola, ovvero fare amicizia con estranei».
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Vale dunque la pena di ricordare che George Foreman e Muhammad Ali giunsero all’incontro del 1974 animati da una fiera rivalità. E, dopo la vittoria di Ali, Foreman faticò ad accettare di essere stato messo al tappeto. Ma alla fine i due divennero amici. Molti anni più tardi, nel 1997, il documentario Quando eravamo re vinse l’Oscar raccontando proprio l’incontro tra Foreman e Ali. Quest’ultimo era già affetto dalla malattia di Parkinson e la salita sul palco dell’Academy non fu semplicissima: lo aiutò proprio Foreman.
Immagini courtesy The Bar in Front of the Bar