I bitter che parlano giapponese

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The Japanese Bitters, la creazione di Yuki Yamazaki, rappresenta un grande potenziale nella miscelazione grazie a soli ingredienti naturali provenienti dal Giappone

Anche chi non frequenta i cocktail bar sa che i bitter tengono banco nel mondo della mixology quali protagonisti indiscussi di numerosi drink.

E nell’enorme produzione, solo una nicchia di appassionati sa che se ne producono alcuni meno conosciuti ma degni di nota e ricchi di potenziale.

The Japanese Bitters ne è un esempio. Prima compagnia di bitter naturali prodotti in Giappone, ha dimostrato di poter coesistere e pure distinguersi tra il top della gamma.

Quando è nata The Japanese Bitters

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Courtesy The Japanese Bitters – Yuki Yamazaki

The Japanese Bitters è stata fondata da Yuki Yamazaki, noto bartender che ha lasciato il Giappone nel 2003 per trasferirsi prima a Londra e poi a Toronto dove ha realizzato alcuni bitter home made.

Dopo aver studiato distillazione nella storica distilleria Herman Jansen dei Paesi Bassi nel 2015, Yamazaki è tornato in Giappone iniziando a distillare con l’aiuto della Hombo Mars a Nagano, tra i più ricercati dai collezionisti di whisky di tutto il mondo.

Oggi, in una struttura della prefettura di Chiba a Tokyo, i bitter di Yamazaki subiscono una macerazione alcolica da due a tre mesi oltre a una decompressione sottovuoto che garantisce un maggior equilibrio.

Le caratteristiche dell’amaro di Yuki Yamazaki

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Courtesy Yuki Yamazaki

Le attuali versioni di Yamazaki si concentrano sui tre dei sapori fondamentali che narrano tutta la storia del Giappone: shiso, yuzu e umami.

Il primo si caratterizza dal leggero aroma di cannella senza tralasciare il peculiare sapore erbaceo dello shiso, mentre la versione yuzu garantisce la sua fragranza floreale e il sapore aspro che ricorda le note tra il pompelmo e il lime.

Per quanto riguarda l’umami, Yamazaki impiega nel suo amaro alghe, funghi secchi (shiitake) e pesce fermentato (bonito) per raggiungere i sentori aspri e quel tocco di astringenza, mentre si lascia soltanto percepire uno sfuggente ma quanto mai potente “quinto gusto”.

Anche l’etichetta ha la sua importanza

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Courtesy Yuki Yamazaki

Le eteree illustrazioni delle etichette parlano di ciascun ingrediente e sono state realizzate dal noto calligrafo e pittore giapponese Sando Sagara. Stampate su etichette di carta Giappone, vengono quindi avvolte attorno a piccole bottiglie da 10 cl.

Un prodotto giapponese al 100 % raccolto in gocce preziose che hanno l’orgoglio di raggiungere il mercato globale fungendo da ponte per introdurre ingredienti e sapori locali, fondamentali per raccontare la cocktail culture del Paese del Sol Levante.

La forza dei The Japanese Bitters

Nonostante, infatti, i cocktail giapponesi basino le loro ricette in gran parte su poche gocce di Angostura, i prodotti di The Japanese Bitters hanno trovato la loro strada in alcuni dei top bar del quartiere di Ginza come Ben Fiddich e Gen Yamamoto e contano di fare altrettanto nei miglior cocktail bar mondiali.

Dal Giappone agli Usa, all’Europa

L’arrivo dei bitter giapponesi è in sintonia con la tendenza che ha influenzato per alcuni aspetti il rinascimento dei cocktail americani e che sta decisamente sbarcando anche sulle coste europee con un discreto successo. Perché le innovazioni di Yamazaki non passano inosservate.