Nel corso del XIX secolo la professione del bartender diventa una cosa seria e stimata. In quei decenni a San Francisco c’è un uomo che, fra un cocktail e l’altro, scrive una pagina importante di questa storia. Il suo nome è William T. Boothby, detto Cocktail Bill o anche William Cocktail Boothby: bartender, scrittore e per un certo periodo membro dell’Assemblea di Stato della California.
William T. Boothby, i primi passi
William T. Boothby nasce il 10 novembre 1862 a San Francisco. La prima parte della sua vita resta avvolta nel mistero: nessuno si preoccupa di documentarla a posteriori, nemmeno lui, e così oggi brancoliamo nel buio.
Sappiamo però che il suo ingresso nel mondo del lavoro non avviene con i cocktail. Inizialmente Boothby guadagna qualche dollaro partecipando ai minstrel show: spettacoli di stampo teatrale, spesso accompagnati dalla musica e che venivano allestiti ai lati delle strade e delle piazze.
L’approdo alla mixology è all’insegna del nomadismo. La sua presenza è documentata dietro i banconi di locali a New York, Chicago, Filadelfia, New Orleans e Kansas City. Poi torna nella Bay Area, dalla quale non si allontanerà più.
La stagione d’oro di William T. Boothby
Il nome di William T. Boothby diventa noto soprattutto grazie al lavoro svolto presso il bar del Palace Hotel di San Francisco. Non è celebre come Jerry Thomas (1830-1885), che è più giovane di lui e ricopre un ruolo maggiore, nella storia della mixology. Però è un pezzo grosso del settore e contribuisce non poco a nobilitare la professione del bartender, storicamente macchiata da condanne morali.
Presto i quotidiani locali iniziano a presentarlo come uno dei più conosciuti e rispettati miscelatori di San Francisco. Lui apprezza e si adopera per rafforzare la propria fama, documentandosi minuziosamente sulle ricette dei cocktail e lavorando in maniera impeccabile dietro il bancone. Da qui i suoi ricettari, ma anche un’incursione nella politica.
Dal 1895 al 1897, infatti, Boothby è membro dell’Assemblea di Stato della California, in quota al Partito Repubblicano e in rappresentanza del 43° distretto. Posizione che, indirettamente, conferma non solo che fosse conosciuto, ma anche la presentabilità della sua professione. Un bel salto rispetto a pochi anni prima.
Per il resto, le informazioni su di lui scarseggiano. È a San Francisco quando la città viene distrutta dal terremoto del 1906. Ed è sempre a San Francisco quando, un quarto di secolo più tardi, la morte lo coglie all’età di 67 anni, il 4 agosto 1930.
I libri
Nel 1891 William T. Boothby firma il ricettario Cocktail Boothby’s American Bartender. Della prima edizione rimane un’unica copia, autentico tesoro da collezionisti. All’epoca, però, la disponibilità era maggiore e, comprese le ristampe successive, si calcola che furono vendute un totale di cinquantamila copie: moltissime.
Analoga fortuna commerciale bacia The World’s Drinks And How To Mix Them, pubblicato la prima volta nel 1908 e poi ampliato e ristampato nel 1930 e nel 1934. L’ultima edizione, postuma, conta 276 pagine e quasi 1700 ricette. Testimonianza evidente della cultura enciclopedica di Cocktail Boothby e della sua volontà di metterla a disposizione dei colleghi. Tra l’altro, segnaliamo che in questo libro compare per la prima volta la ricetta del Sazerac, oltre a una delle prime ricette del Dry Martini e del Bronx. Dunque, da collezionare.