Dalle terre della Valle di Aragua alle vette delle Dolomiti, Rum Santa Teresa 1796 trasforma Cortina D’Ampezzo in un avamposto venezuelano fatto di degustazioni ed esperienze culinarie dedicate al rum.
Winter tour di Santa Teresa 1796, dal Venezuela alle Dolomiti
Il sole invernale passa tra le vette delle Dolomiti, disegnando ombre lunghe sulle rocce. Siamo a Cortina e nell’aria si diffonde un profumo inaspettato, caldo e avvolgente. È l’aroma del rum venezuelano che, come un viaggiatore d’eccezione, ha attraversato l’oceano per raccontare la sua storia tra queste montagne. Così Santa Teresa 1796 si trasforma nella regina delle Dolomiti: trovando un punto d’incontro tra due mondi apparentemente distanti, dove i confini tra Sudamerica e arco alpino si dissolvono in un dialogo di sapori.
L’arte della miscelazione firmata Santa Teresa 1796
All’Hotel De Len, dove il calore del legno si miscela alle linee del design contemporaneo, il viaggio sensoriale inizia al bar con un aperitivo venezuelano. Mentre Francesco Pagliula, bar manager della struttura, prepara il servizio, Andrea Pomo, brand ambassador di Santa Teresa 1796, serve agli ospiti i suoi Right Handse Old Venezuela, cocktail che sussurrano storie di due continenti. Il Negroni nelle sue mani si reinventa, sostituendo il gin con un rum Santa Teresa 1796 che porta con sé secoli di tradizione, creando armonie inedite tra i profumi dell’Italia e del Sud America. L’altro drink, complesso e aromatico, rinforzato dall’aggiunta di bitter e champagne, invece cattura l’aria frizzantina e fresca dei due Paesi.
Inizia con queste premesse questo inedito winter tour che tutti dovrebbero vivere almeno una volta, per scoprire come mondi solo apparentemente distanti si possano unire in un’esperienza che va oltre la semplice degustazione.
Un menu a cavallo tra due mondi per il winter tour
Dal bar alla sala del ristorante dell’Hotel De Len, il viaggio continua con En la mesa de Teresa, un menu degustazione che eleva ulteriormente questo dialogo tra culture. Lo chef Andrea Chivetto crea un percorso gastronomico dove ogni piatto racconta una storia di incontri: il roastbeef di cervo dialoga con il rum in un gioco di contrasti e armonie, mentre la zuppa di funghi o bigoli al ragù di faraona trovano nuove dimensioni nell’abbraccio con i sapori venezuelani. Il menu culmina con Hecho en Venezuela, il dessert della pastry chef Clara Astegiano che trasforma il rum in protagonista della pasticceria, dimostrando come questo distillato sappia esprimersi ben oltre i confini del bicchiere.
La storia nella bottiglia
Per comprendere davvero l’essenza di questi sapori bisogna però fare un passo indietro nella storia. Risalire al 1796 e viaggiare fin nella Valle di Aragua. È in questo territorio che nasce l’Hacienda Santa Teresa. «Una proprietà che non si è mai arresa», spiega Andrea Pomo versando il distillato nei calici. «Ha attraversato guerre, crisi economiche e dittature, rimanendo salda nelle mani della famiglia Vollmer per cinque generazioni». E aggiunge: «Santa Teresa porta con sé non solo aromi e sapori, ma anche storie di redenzione».
Poi, il racconto si sposta al 2003, quando un episodio di violenza si trasformò in opportunità, quando l’Hacienda, invece di rispondere a un’aggressione con la forza, scelse la via del dialogo dando vita al Progetto Alcatraz. Ex membri di gang rivali da allora trovarono nel lavoro e nel rugby una nuova strada. Oggi sono proprio loro a compiere uno degli ultimi gesti nella produzione del rum: l’immersione della bottiglia nella caratteristica cera rossa, simbolo delle avversità superate sempre con il sorriso e riassunte in «sangue, sudore e lacrime». Una storia di rinascita che si intreccia con quella del Santa Teresa 1796, un Brand nato nel 1996 per celebrare oltre 200 anni dell’Hacienda, primo rum super premium che utilizza il metodo tradizionale spagnolo Solera in Venezuela.
L’arte dell’invecchiamento
A Cortina però il viaggio non si ferma e prosegue in alta quota al Rifugio Scoiattoli. Qui, l’altitudine rende l’aria più sottile e i sensi più ricettivi. Sulla neve delle Cinque Vette, nella casetta allestita da Santa Teresa, Pomo svela in una masterclass i segreti del metodo Solera, un processo che è la metafora della continuità tra passato e futuro del Brand. «In ogni goccia di Santa Teresa 1796 c’è un pezzo di storia che risale al primo barile in cui il metodo Solera diventa il cuore pulsante», racconta Andrea Pomo agli ospiti che assaggiano i distillati. «Ogni bottiglia che produciamo contiene una piccola parte del rum originale della fine del Settecento».
Il metodo Solera
Il processo è meticoloso: la botte originale non viene mai completamente svuotata, ma rabboccata con rum più giovane, creando un blend che attraversa le generazioni. Ogni gesto della produzione, dalla distillazione all’imbottigliamento, viene eseguito con cura artigianale, rendendo ogni bottiglia un pezzo della storia dell’Hacienda. «Il nostro rum nasce e cresce interamente a Santa Teresa. Dalla fermentazione alla distillazione, dall’invecchiamento alla miscelazione finale. È questa cura totale, questo controllo di ogni fase all’interno della stessa tenuta, che lo rende un autentico single estate». Il racconto di Andrea Pomo prosegue descrivendo come il distillato riposi pazientemente nelle botti di rovere americano per decenni, prima di completare il suo viaggio nel legno limousine francese.
Winter tour di Santa Teresa 1796, un viaggio nel gusto
E, come tutti i viaggi sensoriali, non poteva mancare il momento degustazione che oltre al classico “1796” si arricchisce anche di due limited edition, Santa Teresa 1796 Speyside Whisky Cask Finish, caratterizzato dalla dolcezza caraibica che incontra la profondità scozzese dopo tredici mesi in botti delle Speyside. E il nuovo Santa Teresa 1796 Arabica Coffee Cask Finish che completa l’esperienza portando in quota i profumi del caffè venezuelano, creando un connubio ideale tra terre lontane.
«Il rum non è una moda passeggera», riflette Pomo mentre il sole tinge di rosa le Dolomiti. «Ma è un racconto che si arricchisce ogni giorno». Le cinquanta medaglie d’oro conquistate nelle competizioni internazionali sono solo un capitolo di questa storia in continua evoluzione che non poteva che concludersi piacevolmente a tavola.
L’incontro di due mondi al winter tour
Al Ristorante Alajmo, tappa finale di questo viaggio tra due mondi, Santa Teresa 1796 dimostra come l’eccellenza parli una lingua universale. È un idioma che trasforma le distanze in opportunità, creando ponti tra la terra calda del Venezuela e le maestose vette delle Dolomiti. Un incontro che dimostra come il vero lusso non conosca confini, ma sappia creare armonie inaspettate.
Immagini courtesy Santa Teresa 1796, credits Benedetta Bressani
Articolo realizzato in collaborazione con Bacardi Group