Nel tardo XIX secolo San Francisco era il cuore culturale della costa pacifica e una miscela dominava la scena godereccia: il Pisco Punch cocktail. La storia e la ricetta di questo drink sono un po’ ingarbugliate.
Raccontano di un bar ormai scomparso, di un bartender leggendario e di una bevanda capace di ispirare poesia. Basti pensare alla testimonianza dello scrittore Rudyard Kipling, autore fra le altre cose di Il libro della giungla e Capitani coraggiosi.
Dopo avere assaggiato il Pisco Punch, nel 1889 lo descrisse come una felice combinazione di “piume di ali di un cherubino, gloria di un’alba tropicale, nuvole rosse del tramonto e frammenti di poemi perduti di maestri morti”. Insomma, entusiasmo alle stelle.
Pisco Punch, il cocktail che rese celebre nel mondo un bar
Immaginiamo di visitare oggi San Francisco. A un certo punto, passeggiando per le strade di Montgomery Block, ci troveremmo col naso all’insù ad ammirare il grattacielo Transamerica Pyramid.
Riportando lo sguardo a terra potremmo pensare che qui, un tempo, sorgeva il bar Bank Exchange. Fondato nel 1853, sopravvisse al terremoto del 1906 e ai devastanti incendi che lo accompagnarono, ma non resse l’urto del Proibizionismo e chiuse i battenti nel 1919.
Un lutto che fu accompagnato dalla consolazione di essere entrato di diritto nella storia della mixology grazie al bartender Duncan Nicol, proprietario del locale sin dagli anni Settanta dell’Ottocento.
Duncan Nicol e la ricetta misteriosa
Sotto la guida di Nicol, il Bank Exchange e il Pisco Punch conquistarono rapidamente San Francisco. E siccome la città era meta obbligatoria per i viaggiatori di mezzo mondo, presto la fama si diffuse in ogni dove.
Cronisti dell’epoca raccontano che i buongustai di Londra e New York conservavano un ricordo emozionato del bancone e del cocktail, e non vedevano l’ora di tornare per un secondo giro. Anche perché la ricetta non era replicabile: il componente base era ovviamente l’acquavite peruviana, il pisco, ma nel drink di Nicol c’era un non so che di misterioso e originale.
Non è chiaro se ingredienti e dosi siano una sua invenzione, oppure una creazione condivisa insieme ai precedenti proprietari del Bank Exchange, Orrin Dorman e John Torrence. In ogni caso, Nicol ne aveva fatto un segreto da custodire gelosamente. Si dice che l’abbia portato con sé nella tomba e questo aiuterebbe a spiegare come mai circolano così tante versioni del Pisco Punch, senza che nessuna possa dirsi davvero autentica.
L’ingrediente misterioso è però stato scoperto dalla California Historical Society, quando nel 1973 mise le mani sulla ricetta di John Lannes, uno degli ultimi manager del Bank Exchange.
L’ingrediente segreto del Pisco Punch cocktail
Tutto ruota attorno alla gomma arabica, una sostanza naturale estratta da due specie di acacia. Nel XIX secolo era spesso utilizzata come emulsionante per prevenire la cristallizzazione dello zucchero negli sciroppi e mantenere un buon bilanciamento fra i sapori.
Ai cocktail conferiva una texture setosa ed elegante, che proiettava subito i sensi in un mondo di lusso e raffinatezza. In poche parole, nobilitava la sensazione tattile dei succhi di ananas e limone, senza però eccedere in stucchevolezza.
La ricetta del Pisco Punch cocktail
I tre ingredienti base sono pisco, succo di limone e sciroppo d’ananas (si può fare artigianalmente con la gomma arabica). C’è poi chi aggiunge acqua distillata, in una quantità pari a metà del pisco e allo scopo di mitigare la componente alcolica. Altri invece preferiscono sostituire l’acqua con un metodo classico, oppure del vermouth dry o ancora con vino bianco secco. Qui di seguito la versione più semplice.
Ingredienti
- 60 ml pisco
- 20 ml sciroppo d’ananas
- 22,5 ml succo di limone fresco
Preparazione
Inserire gli ingredienti in uno shaker, colmare con ghiaccio e agitare con energia fino a ottenere un amalgama perfetto. Infine versare attraverso lo strainer in una coppetta da cocktail.
Garnish
Non è necessaria, ma volendo ci sta a pennello una fettina di ananas disidratata (va bene anche fresca).